Matteo De Dominicis è un giovane calciatore, classe 1997. Gioca nella Serie D con il Montespaccato Savoia a Roma e ha fatto parte delle Nazionale italiana di Calcio a 8.
Vincitore nel 2018 del premio Talento & Tenacia e miglior giocatore dell’anno della Lega Calcio a 8.
“Talento & Tenacia” è un programma di inclusione sociale che fa leva sui valori positivi dello sport, promosso e finanziato dall’istituzione pubblica di assistenza e beneficenza Asilo Savoia.
In soli due anni di attività, “Talento & Tenacia” e i suoi ragazzi hanno portato a Montespaccato entusiasmo, dedizione e professionalità, restituendo speranza e orgoglio al quartiere. Una gruppo sportivo impegnato sul fronte dell’integrazione e inclusione sociale.
La Repubblica ha inserito il profilo instagram della squadra tra i migliori 40 della Capitale.
Abbiamo parlato con Matteo per conoscere la sua vita sul campo in un momento non facile per gli sport di squadra.
Come sei arrivato al calcio a 8?
Il calcio a 8 per me è stata una novità, non ero a conoscenza di questo mondo, sapevo che alcuni miei amici la sera giocavano a calcio a 8 ma non mi sarei mai aspettato che ci fosse un vero e proprio torneo federale. Fino a che non ho ricevuto una proposta dalla Lazio calcio a 8. Da lì è stato amore a prima vista.
L’esperienza in Nazionale, così ti ha dato, quali soddisfazioni, cosa ricordi con maggior piacere.
La nazionale per qualsiasi atleta è sempre un onore, anche se in uno sport poco conosciuto. Rappresentare il tuo paese è sempre motivo di orgoglio, soprattutto al mondiale in Brasile. L’Inno Nazionale cantato abbracciati con i compagni l’emozione più bella di quella esperienza.
Perché si parla e si vede molto in televisione del calcio a 5 e quasi niente del calcio a 8.
Purtroppo il calcio a 8 è uno sport poco emergente, per lo meno in Italia. Il calcio a 5 da diversi anni, ormai, è diventato uno sport molto seguito. In passato ho fatto esperienze sia in Russia che in Sudamerica e li viene definito sport professionistico. Qua siamo un po’ indietro ma sono sicuro che con il tempo prenderà piede anche in Italia.
Che differenze ci sono, visto che adesso giochi a calcio nel Montespaccato, tra calcio a 5, a 8, e a 11.
Il calcio a 8 è uno sport che assomiglia più al calciò a 5, molto tecnico e tattico rispetto al calcio a 11. Anche le stesse regole sono più simili. Ci sono molti giocatori sudamericani che praticano doppio sport, quindi sia calcio a 5 che calcio a 8. Secondo me il calcio a 11 può essere definito uno sport diverso rispetto agli altri due.
Come avete vissuto e come state vivendo, come atleti, questo periodo così complicato?
Da un anno a questa parte stiamo vivendo una situazione particolare, per fortuna nel mio caso, giocando in serie D, non mi sono mai fermato. Abbiamo vissuto anche noi settimane di sospensione a causa delle molte positività, quindi partite rinviate, allenamenti saltati o tantomeno allenamenti individuali. Dopo mesi di blocco con le positività siamo dovuti ripartire da zero perché avevamo perso forma fisica quindi ripartire da zero.
Qual è la cosa che vi manca di più come atleti.
Da calciatore ti dico gli stadi pieni, il tifo, le trasferte con i tifosi. Quest’anno abbiamo nel campionato piazze importanti, come Siena, con tanti tifosi. Vivere il calcio con la gente piena penso sia l’emozione più bella, spero che tutto torna come prima a più presto.
Credi che dopo tutto possa tornare come prima o pensi che sportivamente parlando, sarà tutto diverso?
Mi auguro che possa tornare tutto come prima, sicuramente ci vorrà un po’ di tempo per poter tornare a un anno fa. Mi immagino stadi con delle restrizioni, quindi la capienza non sarà mai piena. Il calcio va vissuto fino in fondo, come abbiamo sempre fatto, è la cosa che ci manca di più.