Questa è una storia raccontata su un volo in mezzo alle nuvole tra Roma e Helsinki. Il silenzio e la solitudine di un viaggio di lavoro hanno fatto da sfondo per riflettere e mettere in fila i pensieri.
E’ la storia di Giuseppe Milillo e di come sia stato in grado, attraverso la corsa, di annodare momenti bellissimi e nel contempo superare i drammi della sua vita.
Il tutto ha avuto inizio quando l’orizzonte del suo quotidiano si era fatto scuro, tutte le certezze si erano trasformate in paure e rischiava di precipitare nel buio più profondo.
Giuseppe in quel tempo sapeva far correre già le sue gambe sui campi di calcetto, “correva sulla fascia” alla stessa velocità con cui sapeva “fare spogliaitoio”.
È stato un bel periodo, tamti amici con cui giocare anche 2/3 volte a settimana “e mi divertivo parecchio”
Ma come le nuvole sui cieli del nord Europa, così nella vita a volte basta un colpo di vento inatteso e tutto cambia.
Inizia un periodo della vita di Giuseppe in cui puoi fare solo due cose, provare a reagire o abbandonarti in balia di onde alte aspettando che passi la tempesta.
Ma lui non ha mai subito gli eventi, nonostante giorni difficili ha superato tutto.
La perdita improvvisa della mamma azzera ogni certezza, si sente perso, senza più quell’affetto che lo ha reso forte e sensibile nel contempo.
Non si arrende Giuseppe, si aggrappa per non annegare a coloro che ha nel cuore. ..
“… mia moglie Lilly, i miei due splendidi figli scuoto la testa mi alzo non voglio abbandonarli”
Una frase che è stata la da benzina con cui ripartire e anche se la tempesta era ancora in corso.
Chi ti ama per fortuna sa come scrollarti e farti reagire e così che Lilly un giorno gli dice “ma perché non vai a correre un po’”?
Per amore e solo per amore, che tutto può e tutto muove, anche le gambe di Giusppe, e così inizia a correre e la mente si libera e piu Lilly lo incita a continuare, piu i suoi tempi migliorano, si innesca un ciclo virtuoso, dove Giuseppe corre e sta meglio.
Aumentano i chilometraggi e i sogni di riscatto che si materializzano con le prime gare, anche importanti come la Roma-ostia, “un fiume di gente colorata che correva verso il mare”
Arrivano bellissime amicizie tra i tanti che conosce grazie alla corsa e sono uno stimolo in più. Ma non solo, ci sono anche i professionisti del running. A partire da Roberto Tiberi e i suoi massaggi ai primi acciacchi, diventa il suo coach, un confidente.
“Corro la Roma-Ostia in 1h 57′ 24” arrivo al traguardo distrutto, piango…. medaglia abbraccio mia moglie i miei figli come un reduce che torna dopo aver difeso la patria in guerra.”
Dopo questa esperienza Giuseppe capisce che è giunto il momento di dimostrare a se stesso quanto vale e lo fa entrando nel Go Running Team di Emiliano Scarsella, un amico nonchè il suo venditore di fiducia.
E’ felice, sorride e tanto e tutto si riflette sul quotidiano. Continua correre a fare gare e a settembre 2017 decide di iscriversi alla sua prima maratona, ovviamente la Maratona di Roma.
Nel frattempo impara a conoscere il suo corpo, i limiti, ed inizia la preparazione con tanto di medi lunghi e lunghissimi…..
In tutto questo Lilly lo osserva felice e ascolta quello che gli racconta sulle corse egli obiettivi, ed è soddisfatta perche in tutto questo c’ era molto del suo…
Ma ecco che, durante un weekend di Pasqua, tornano le nuvole e non è un buon presagio, una chiamata al telefono e il volto di Giuseppe cambia espressione.
Un compagno di classe del figlio e’ stato trasportato urgentemente in eliambulanza al pronto soccorso perché coinvolto in un bruttissimo incidente stradale e lotta tra la vita e la morte.
Lui è Emanuele un ragazzo di 16 anni, gentile, educato. Solo pochi giorni prima Giuseppe lo aveva accompagnato con suo figlio a fare una corsa campestre e gli aveva fatto gli auguri per la sua avventura alla prossima maratona….
Tante famiglie sotto shock.
Tornano a Roma si precipitiamo in ospedale per andarlo a trovare, dalla terapia intesiva in cui si trova il ragazzo possono fare davvero poco, oltre a pregare e promettere che Giuseppe avrebbe corso la sua prima maratona pensando a lui.
Finalmente arriva il giorno della gara. La trepidante attesa è finita, i timori, le aspettative si materializzano con lo start su via de Fori Imperiali.
Ma con esse anche i limiti di chi la affronta per la prima volta. Compreso il “muro” da cui è iniziato il calvario di testa prima e di gambe poi….
Ma Giuseppe non era solo, Lilly lo aspettava lungo il percorso per incitarlo. Lo ha visto piangere, ma erano lacrime di frustrazione per la paura di fallire.
Alternava camminata a corsa fin sotto il traguardo dove prende la medaglia e la mette al collo, ma solo per un istante, perche quella medaglia non è per lui ma per il piccolo Emanuele.
Giuseppe ha vinto la sua battaglia, diventando ufficialmente un maratoneta. Nei giorni seguenti il piccolo Emanuele ha vinto la sua risvegliandosi e riprendendo in mano i suoi sedici anni e tutta la vita che ha davanti…..
“siamo andati a trovarlo nei giorni seguenti e con il cuore pieno di gioia ho messo al collo di Emanuele quella pesante medaglia piena di sorrisi, sudore, fatiche e paure. Ho partecipato e finito la mia prima maratona e nel mio cuore non c’è quella medaglia bensì il sorriso di Emanuele.”
Bravo Giuseppe