Ho 40 anni, e di esami ne ho fatti tanti in questi anni, di tutti i tipi, non solo quelli sui banchi di scuola. L’ansia, la sensazione di non esser preparati al massimo, la preparazione degli ultimi dettagli, il ripasso dell’ultimo momento, i rituali personali.
Tutte azioni minuziose, sequenziali, emozionanti per certi versi, per cercare di rendere perfetto quel momento e non farti cogliere impreparato.
Uno pensa “Di esami ne ho fatti tanti, ormai ho fatto esperienza, so come gestire tutto”.
In effetti dovrebbe esser così, finché non ti cimenti in cose nuove o continui a fare quelle che hai già fatto mille volte, provando a migliorarti. E ogni esame diventa diverso. Ogni volta.
Quando ho corso la prima Maratona l’anno scorso a Firenze ho provato le stesse sensazioni di un esame di scuola. Poi la gara, la crisi, l’arrivo, il risultato ottenuto, la retrospettiva e via un altro obiettivo ed un altro esame: Maratona di Roma 2018.
Pensavo che sarebbe stato diverso: dopo tutto, maggiore consapevolezza mentale, l’esperienza di una distanza corsa che non avevo mai fatto prima di Firenze, conoscenza dei miei limiti fisici, la mia città.
Eppure la notte prima della Maratona ero lì, come al solito in ogni esame, a pensare ed attorcigliarmi nel letto.
Ripasso del percorso imparato a memoria, ripercorro tragitti e tempi studiati in funzione anche della preparazione fisica, ripenso agli allenamenti fatti per affrontarla al meglio e alle sessioni saltate per via di altri impegni, metto a punto il kit del materiale da portare alla gara, ricontrollo i vari dettagli, leggo, e sono li che mi giro nel letto come se non avessi mai fatto un esame. Le sensazioni che scorrono addosso sono le stesse di sempre.
In fondo è così, c’è poco da fare, una Maratona è un esame: è il momento in cui, partita la corsa, ti misuri e verifichi se quello che hai fatto è stato sufficiente, se sei pronto e preparato mentalmente, se il corpo è al livello che dovrebbe esser per questa sfida e soprattutto se tu sei in grado di governare le crisi, la stanchezza e portare il tuo corpo e le tue gambe oltre quella linea alla fine del percorso, attivando ogni singola parte delle energie fisico mentali di cui sei dotato.
Ma la Maratona, come succede nella vita tutti i giorni, è un esame appunto. Un esame di cui puoi aver progettato tutto, puoi esserti preparato al massimo, ma avrà sempre un imprevisto o qualcosa che non è stato calcolato, e questo perché sottovalutiamo aspetti di contesto che non sempre possiamo gestire. Come in tutto.
Un po’ come quando arrivavi all’esame convinto che ti avrebbero fatto delle domande su dei temi di cui eri ferratissimo, e invece, ti colgono impreparato su quell’unico paragrafo che non hai letto o hai saltato nella fretta di chiudere tutto il programma.
E ieri l’esame di Roma per me è stato così. Il caldo e la non perfetta preparazione mi hanno reso difficile e fortemente impegnativo l’arrivo al traguardo. Portarla a termine era il primo obiettivo (quello di base), farla in meno di quattro ore era il principale, e non ci sono riuscito.
La temperatura è stata altissima, Roma non è Firenze in termini di difficoltà secondo me, ma soprattutto io non ero lo stesso di Firenze: meno allenamento, meno costanza, meno pronto in generale, eccessiva sicurezza di me, anche. Tutto questo lo paghi poi a qualche kilometro, soprattutto se provi a fare cose per le quali non sei preparato bene. E così è successo.
Al trentesimo km, un indurimento muscolare mi ha fatto rallentare, ho forzato lo stesso, e sforzando ho avuto un altro dolore e così ho dovuto correre più lento. Il tifo delle persone in strada, la testa e la consapevolezza di aver affrontato però un’altra maratona con una situazione di blocco simile mi hanno permesso di arrivare alla fine con un tempo di circa 4h 18min. Bene , ma non benissimo. Ora so meglio come non devo prepararmi se voglio fare meglio. La maratona è bella, è divertente, è affascinate, stimolante, ma non gioca, e se sbagli, paghi.
Ulteriore lezione imparata: una Maratona, come ogni esame, seppur pianificata e programmata al dettaglio, sarà sempre diversa, ma la prossima notte prima della Maratona, sarà sempre uguale.
Fabio Lalli