Il vento quando fai trekking

"Illustrazione di Francesco Rongoni, giovane autistico"

Cari amici di Storie Correnti, oggi vi porto di nuovo con me nel mio amato bosco di faggi per vivere insieme un’altra bellissima esperienza, quella di fare trekking quando c’è vento.

La prima percezione è il rendersi conto all’improvviso di quanto noi piccoli esseri umani si sia fragili nell’immensità della natura, quando questa natura smette di essere placida e comincia a mostrare la sua immane potenza, la sua forza.

Non appena si alza il vento, se il bosco è in montagna, la temperatura si abbassa di colpo di diversi gradi e bisogna fermarsi e dare fondo ai pochi capi di abbigliamento che è possibile portare nello zaino e coprirsi.

A casa, ciascuno di noi ha decine e decine di oggetti per far fronte brillantemente ad ogni evenienza ma in uno zaino gli oggetti sono sempre pochi, lo stretto indispensabile.
Siamo piccoli, poveri esseri umani e ce ne accorgiamo di colpo quando le forze della natura si sollevano a noi ostili.

Dopo essersi coperti per quanto possibile, la nostra piccola compagnia riprende il cammino e procede assorta nel silenzio mentre le menti oscillano tra due categorie di pensieri.

La prima è il sentirsi anche se poco minacciati ed allora si scruta il cielo, ci si chiede se le temperature scenderanno ancora, se oltre al vento si rischia forse anche la pioggia e poi ci si chiede quanti chilometri e quanto tempo manchino per terminare il percorso e tornare quindi sotto la protezione della civiltà.

La seconda è il desiderio indomito di testare il proprio limite e di verificare se è poi vero che siamo così indifesi e se invece non siamo caparbi, indomiti, capaci di subire le avversità senza cedere.

Quando la lotta diviene anche solo un po’ fisica, vento, freddo, fatica, la mente diviene incapace di altri pensieri, di ragionamenti superiori, tutte le energie sono convogliate nella resistenza.

Anche il vento che ci avvolge ed accarezza sembra incantare ed inibire il ragionamento.
Dopo l’ultima curva, ecco apparire la nostra auto e tutte queste emozioni si dissolvono.

Tra poco sarà tepore di casa, una doccia calda e relax.

È stata una esperienza da ricordare.

Federico De Rosa