Il sapore della pioggia quando corri

Esiste un fascino speciale nel vestirsi di tutto punto, indossare il garmin, le calze, i guanti ed uscire a correre quando fuori è tutto una nuvola, e il cielo la manda giù a secchiate, e le pozzanghere sono laghi.

Esiste un fascino tutto speciale che ti fa sentire un super eroe, un cretino, un pazzo fulminato, una persona determinata, un vero runner, un idiota. Tutto insieme e non alternativamente.

Hai sulle tue spalle i due runner, il buono e il cattivo, proprio come nei cartoni animati, quello che ti dice di riguardarti e non prendere freddo e quello che ti dice di andare a fare “hoppipolla” nelle pozzanghere come se di anni ne avessi 4 e non 41, sai sin da subito chi avrà la meglio nonostante il disappunto di chi ti vede uscire sprezzante della pioggia.

E’ inutile nascondere che i primi chilometri passano ripetendoti “chi me lo ha fatto fare”…ma basta poco perchè i rimproveri auto inflitti lascino il posto al compiacimento totale per la determinazione che hai avuto nell’uscire lo stesso.

Ed è nell’autocompiacimento che inizi a pensare a tutte quelle canzoni che parlano di pioggia, a De Andrè e pure a Jovanotti, anche se non ti piace, che “c’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo” ma tu ridi con tutte quelle gocce in faccia, e ridi perchè ti senti libero, perchè hai sfidato te stesso e in un certo senso la natura, hai sfidato la pigrizia ed hai già vinto anche solo per essere uscito dal portone di casa con le scarpe allacciate.

Ma c’è qualcosa che ti ripaga, dei capelli zuppi, del freddo che hai addosso perchè ormai hai anche le mutande bagnate, delle scarpe che fanno “ciaff ciaff” sull’asfalto ed è quello che possono vedere i tuoi occhi quando piove.

Gli innamorati sotto lo stesso ombrello.
Il riflesso del cupolone in una pozzanghera.
Le papere rannicchiate lungo il Tevere.
Altri runner con cui scambiare sorrisi per la evidente follia che avete in comune.
Il colore del cielo di Roma quando piove.
Il tevere che si alza, si alza, si alza fino quasi ad arrivare a toccare il bordo della ciclabile, e tu su quel bordo ci corri, nonostante i rimproveri della gente, degli amici e nonostante abbia già rischiato una volta di caderci dentro.
Un vecchio abbraccio bagnato sotto il ponte della musica che ricordi nitido ogni volta che piove.

A un certo punto smetti di evitare le pozzanghere, inizi a saltarci dentro, a un certo punto smetti di coprirti con l’antipioggia di una delle millemila maratone che hai corso, togli il cappuccio e cacci fuori la lingua: sentiamolo il sapore di questa pioggia.

Amo la corsa perchè riesce a farmi amare anche le giornate di pioggia.

Peppa Randazzo