Quando a un podista amatoriale sta per scadere il certificato medico sportivo, la situazione in casa non è delle più traquille e il panico inizia a serpeggiare tra le pareti domestiche.
La questione è semplice quanto complessa nel suo insieme: tovare uno studio disponibile prima della prossima gara del campionato sociale è pressoché impossibile.
A tal fine la strategia è fondamentale e necessita di un lavoro di squadra in famiglia. Vengono incaricati i figli e i loro strumenti elettronici, gli stessi con cui hanno preso i biglietti per tutte le date italiane dei Coldplay, vengono chiusi nelle loro stanze fino a quando non avranno trovato una data utile.
Vista la situazione internazionale, l’inflazione galoppante e il caro energia, viene imposto loro il diktat: “prenotate una visita medica sportiva sotto i 60 euro, il prima possibilie.”
Dopo un giornata intera in cui la fibra ad alta velocità di casa è stata messa a dura prova scandagliando tutti i meandri dei siti e app del settore medico e diagnostico il figlio maggiore, uscendo dalla sua grotta in fondo al corridoio grida urbi et orbi:
“annuntio vobis gaudium magnum; habemus diem.”
A questo punto, tu podista di casa, tiri un sospiro di sollievo e confessi in chat ai tuoi amici che il campionato sociale è salvo, nessuno ti risponde ovviamente.
Dentro di te però sai che non è finita in quanto devi essere forte e deciso e concentrare le tue migliori energie al fine di superare la prova sotto sforzo.
Ti sei allenato tutta l’estate per questo traguardo, consapevole che da quei 4 minuti dipenderà un’intera stagione.
Ogni volta che sei seduto sulla cyclette di un medico rimpiangi quando rifiutasti di comprare la bici da strada di tuo cugino per le scarrozzate con gli amici in collina e così eccoti che sbuffi, sudi, imprechi e ti rendi conto che il tempo è la misura più relativa dell’universo.
I 4 minuti sotto sforzo imposti dal medico di turno sono diventatati 40 minuti.
A ridosso della fine del test la resistenza alla pedalata tende ad aumentare e il tuo cuore sta per scoppiare. Ti aggrappi al manubrio come Gimondi sul Mortirolo. Tiri giù tutti i santi del Cervino e implori una pausa per bere.
Intorno a te hai fatto la chiazza di sudore, gli elettrodi per la misurazione del battito cardiaco si sono quasi tutti staccati, il medico è sconsolato e sfranto.
Dalla sua scrivania sta leggendo il tracciato del tuo elettrocardiogramma che fa pari con la spirometria. Un dramma!
Così una domanda riecheggia nell’eternità atletica.
“Ma perchè lei vuole continuare a fare maratone?”
Lo guardi negli occhi, tiri fuori la risposta migliore del mondo e lui senza neanche ricambiare lo sguardo firma il certificato medico e ti manda via come fece il professore di diritto commerciale dopo che ti presnetasti al suo cospetto per la 4° volta e lo passasti, senza infamie e senza lode, con un mediocre ventuno.
Il tuo ritorno a casa è trionfante, sei tronfio di felicità e con il certificato ancora in mano cogli l’occasione per stappare quel lambrusco con il tappo a vite che aspettava il momento migliore per essere bevuto.
La chat della squadra è silenziosa sei solo tu a scrivere che domenica farai valere la tuo quota in gara.
Solo l’amico del cuore ti scrive in privato, con fare tenero e accogliente ti ricorda che sono ormai 8 anni che in classifica sociale arrivi per ultimo e che non c’è modo di farti risalire la china.
Dopo il quarto bicchiere di lambrusco sei in finestra che ripensi alla giornata, impegnativa e faticosa e ti tornano in mente le parole del medico dopo la tua prova sotto sforzo
“Ma perché lei vuole continuare a fare maratone?”
Solo per un secondo accenni a una reazione intelligente, sperando di dare ragione alla scienza, ma dura poco perché con la testa sei già a domenica mattina alla gara, agli amici, alle chiacchiere nel dopo gara.
Un’unica certezza ti fa andare a dormire sereno ed è che il prossimo anno servirà trovare un nuovo medico per l’ennesimo rinnovo al limite delle palpitazioni.
Buona visita a tutti e fatela sempre mi raccomando.