Il cinema occasione di riscatto e sostegno di un paese in crisi

Per capire bene cosa sta succedendo nel mondo del lavoro non basta leggere la cronaca.

Oltre che girare per la città, vedendo come si è trasformata la sua geografia commerciale, ascoltare le storie di amici che stanno provando in tutti i modi a ripartire, a volte è utile incrociare la diverse strade che il mercato del lavoro genera come risposta alla crisi che stiamo vivendo.

In questi giorni ho preso parte alle riprese del nuovo film di Diego Abatantuono per la regia di Guido Chiesa.

Una mia amica, che lavora per una società di produzione cinematografica, stava cercando un runner da usare in una scena e mi ha chiamato come figurante.

Da quella telefonata sono nate due giornate di lavoro, di cui la seconda in notturna in una piazza di Roma.

Non avevo mai preso parte alla realizzazione di un film, da romano sono abituato a vedere i tantissimi automezzi dei set che in tutte le stagioni stazionano nelle vie della città.

Roma è una location cinematografica ideale e ovunque puoi trovare angoli perfetti per girare una qualsiasi scena.

Trovarsi dentro il mondo dei “cinematografari” è stato bellissimo.

Maestranze che hanno costruito piccoli e grandi successi del nostro cinema. Professionisti del trucco, delle luci, degli abiti dove nulla è lasciato al caso, a partire dal tampone che ogni giorno, a inizio lavori, impongono a tutti coloro che entrano nel set.

Sono rimasto affascinato per quanta passione, disponibilità, educazione e capacità sono messe in campo per girare anche solo una scena di un minuto.

Montano e smontano attrezzature con la stessa facilità con cui noi tiriamo giù la tenda del balcone, solo che loro alzano e abbassano il sipario su storie che poi vediamo sul grande schermo e che altrimenti non potremmo immaginare che incolore e senza contorni.

Il mondo del cinema sta attraversando una crisi senza precedenti.

Se un bravo attore prima del covid faceva 20 provini l’anno, per poi riuscire a prendere una parte, oggi, se tutto va bene, porta a casa un provino, con esiti qualitativi a volte incerti.

Ma il cinema è anche occasione di riscatto e sostegno non solo verso le storie che racconta, ma può offrire margini di lavoro a chi oggi sta passando un momento difficile.

Nella scena dell’altra notte eravamo un gruppo di uomini e donne, figuranti eterogenei con diversi percorsi di vita.

Ci siamo conosciuti e sostenuti immediatamente, dal tampone, fino al catering della cena, alle ore più fredde della notte.

Un’attesa lunga, “nel cinema devi essere paziente” mi dicevano, l’arte ha i suoi tempi e deve fare i conti con gli aspetti esterni alla sceneggiatura scritta su un ordine del giorno.

Così tra le nuvole che incombevano, aerei che passavano, una città che seppur in zona rossa ha la sua di impazienza, per girare 40 secondi abbiamo atteso 5 ore.

In tutto quel tempo tra di noi è nata un’amicizia che ha fatto da sfondo alle nostre storie e ognuno ha raccontato la propria.

C’era Manuela che da un anno è in cassa integrazione perché la sua società che gestiva eventi non lavora dal febbraio 2020.

Maura, proprietaria di un Bed & Breakfast a Roma che non riceve più un turista da mesi.

Matteo, il più giovane del gruppo, che lavorava nella segreteria di un grande circolo sportivo della città che ovviamente è chiuso.

E Hajime un artigiano giapponese che fa il liutaio, altro settore economico in crisi.

Mentre li ascoltavo pensavo a quanta forza stiamo sprecando per colpa di un virus, quanta gente prova a vincere la guerra economica in cui è finita suo malgrado e lo fa mettendosi in gioco su un terreno nuovo, inconsueto a tratti scomodo.

Il nostro paese è questo, i drammi e i riscatti di una società li ha raccontati grazie ai grandi maestri del cinema: Rossellini, De Sica, Pietro Germi, Luigi Comencini, Francesco Rosi, Mario Monicelli…

Ma oggi la scena la stiamo costruendo noi tutti, in un neo realismo al digitale che pone al centro del palcoscenico la voglia di andare oltre la crisi, dando vita a una scena che esprime una forza al pari del cinema.

Grazie al lui se in tutti questi anni abbiamo appreso il saper narrare le nostre vicende e siamo certi che il cinema sarà ancora maestro di vita in una forma espressiva che dal suo pubblico riceve tutto, ma che quando può si offre a corrispettivo di un amore che racconta come nessun’altra forma d’arte.

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso