Il bello di vivere e correre a Copenaghen

E’ mattina presto e fa freddo, sono sulla mia bicicletta e pedalo per raggiungere il mio posto di lavoro, ci sono tante altre persone intorno a me che fanno lo stesso.

Alcuni usano le luci lampeggianti anche di mattina e comincio a chiedermi se forse sono io quella sbagliata che non le accende, poi sento un campanello suonare e immediatamente capisco che sto fantasticando troppo e sono sulla corsia di sorpasso.

Pedalare è come guidare la macchina, non ci si può distrarre, i rischi sono gli stessi.

Il casco non è obbligatorio ma tanti danesi preferiscono indossare il famoso Hövding, una sorta di collare che in caso di incidente si apre come un airbag proteggendo la testa, tra l’altro il brand è svedese e forse è una delle poche cose che i danesi apprezzano della vicina Svezia.

Io ho scelto Copenhagen perché è una città che offre opportunità, che nonostante l’apparente corazza riesce ad accoglierti dolcemente.

È speciale, romantica e mai troppo affollata, silenziosa, elegante pulita e ordinata, attenta al rispetto ambientale.

Qui tutti posso realizzarsi, non perché sia il paese dei balocchi, ma perché esiste la realtà dei fatti, la meritocrazia, la possibilità di crescere, l’innovazione.

Ricordo ancora la prima volta che sono arrivata qui, era nel 2017, un particolare libro scritto da uno Chef mi aveva talmente incuriosita da farmi prendere il primo volo per cenare al suo ristorante, volevo capire cosa c’era dietro a tutto quello che raccontava, ma non bastava, volevo saperne di più, così qualche mese dopo mi sono ritrovata a lavorare per quello Chef nella sua compagnia.

Non è stato facile ambientarsi a Copenhagen, nonostante sia Europa, si tratta pur sempre di una cultura diversa dalla nostra ma che piano piano si riesce ad apprezzare e a far propria.

Ci sono tanti aspetti positivi la qualità della vita è molto importante e per questo motivo il lavoro passa quasi in secondo piano, dovremmo tutti imparare un po’ dai danesi perché come dico sempre, loro se la prendono con calma, qualsiasi cosa stia succedendo hanno i loro tempi e li rispettano.

Il lavoro è importante ma non si vive per lavorare come facciamo noi italiani e tanti altri nel mondo, qui si ha tempo di sviluppare i propri hobbies.

Io lavoro in cucina e come tanti sanno, le ore passate al ristorante sono più di quelle spese a casa o con la famiglia e gli amici, invece trasferendomi qui ho potuto rivalutare questo dato di fatto, apprezzando felicemente di avere più tempo libero a disposizione da poter dedicare a tante cose, tra cui la corsa che è una delle mie passioni ma che sfortunatamente avevo messo da parte quando vivevo e lavoravo in Italia per mancanza di tempo e organizzazione.

Qui ho ritrovato la voglia di rimettermi in gioco, di dedicarmi anche a me stessa oltre che al lavoro, correre mi ha aiutata in tante occasioni della vita e da quando sono qui mi ha fatto riscoprire quanto sia bello uscire con il freddo, la pioggia, la strada ghiacciata e iniziare a scaldarsi piano piano falcata dopo falcata.

Crearsi un percorso proprio, esplorare la città, attraversare i numerosi canali, accennare un sorriso ai numerosi runners che si incontrano lungo la strada, sfidare le bicilette sulla pista ciclabile, indossare luci lampeggianti per essere visibile e non smettere mai di stupirsi di fronte al fascino della città.

Certamente ricordo ancora quando correvo a Roma, attraversando il centro, delle volte passando per il Colosseo o dentro Villa Borghese oppure a casa lungo le vie del mio piccolo paese in provincia costeggiate da alberi e attraversate da macchine che non si facevano scrupoli a suonare il clacson facendoti saltare in aria dallo spavento.

In fondo credo che la corsa accompagni tante sfaccettature di chi la pratica, perché si può adattare ad ambienti, paesaggi, nazioni, climi diversi e nonostante questo riesce sempre a sorprenderci.

Io sono contenta di trovarmi qui per adesso, perché ho trovato una piccola realtà, ho imparato a capire i danesi che sono riservati ma disponibili, mi piace spostarmi in bicicletta in lungo e in largo perché è possibile farlo grazie alla fitta rete di piste ciclabili esistenti.

Amo vedere i bambini piccoli andare a scuola da soli perché ci si sente sicuri e tutelati e mi viene ancora da ridere se ripenso allo shock che ho subito vedendo le mamme lasciare i figli nelle carrozzine fuori dai bar, dove si rifugiavano a bere una bevanda calda per ore intere “perché qui si usa cosi”.

Non posso negare che delle volte mi sento Checco Zalone nel suo film “Quo Vado” perché nonostante sia ambientato in Norvegia, riporta tante similitudini con la popolazione danese, ad esempio facendo la fila al supermercato con un solo avocado in mano, non è mai capitato che qualcuno mi facesse passare avanti, oppure la pazienza è stata messa spesso e volentieri a dura prova dalla loro calma e lentezza.

Bisogna farci l’abitudine, per tutto il resto poi appena mi è possibile amo tornare in Italia a visitare i miei cari e a fare il carico di delizie che qui delle volte mancano o costano troppo.

Nel frattempo sono arrivata sotto il ristorante dopo aver pedalato attraverso il parco dove fino a qualche mese fa era possibile incontrare germani e papere che cercavano da mangiare tra l’erba ancora bagnata.

E’ bello andare in bici la mattina presto, perché tutto ancora tace, c’è la nebbia e la sensazione di freschezza sul viso è così piacevole da svegliarmi meglio di un caffè.

Il sole è ancora timido e forse rimarrà così per l’intera giornata, è bello guardare come ogni giorno il mondo si risveglia dolcemente.

Un caro saluto

Desiré