Il bello dei nostri atleti nel raccontare le vittorie e condividere le scuse

Le telecronache di questi giorni dallo stadio Olimpico di Roma sono un toccasana per gli appassionati di atletica come noi e non solo.

Sappiamo bene che quando cambia il vento in uno sport, con l’emergere di un campione, una squadra o un gruppo eterogeneo di atleti, saliamo sul veliero e remiamo, se c’è bisogno di una spinta in più.

Viviamo la voglia di vincere insieme a chi, dalle postazioni microfoniche, lascia parlare gli atleti che si prestano a cronache a caldo e si fanno raccontare anche solo con un sorriso.

Anche quando si creano situazioni scomode, come il gesto di Pietro Riva sul finale della mezza maratona di domenica, quando ha superato il tedesco con un comportamento non proprio leale.

Non ha atteso molto Pietro nel porgere le sue scuse al suo amico e concorrente, anche ai microfoni della tv tedesca.

Abbiamo conosciuto Riva, un ragazzo che ha intrapreso un percorso di crescita e successo sotto la guida di Stefano Baldini, dimostrando che il cambiamento di disciplina, dal calcio all’atletica, non è stato solo un bivio nella sua vita, ma una scelta destinata a definire il corso della sua carriera sportiva.

Pietro Riva un dialogo tra passione, sacrificio e record

La vita di un atleta professionista è costellata di sacrifici, tensioni, ma anche di grandi soddisfazioni in un mix di ansia e concentrazione che precede ogni gara. Un’esperienza comune a molti sportivi, ma che assume contorni particolari quando si lotta per un record italiano o un titolo europeo.

Nelle parole di scusa pubblicate sui canali social del campione Pietro Riva, sottolinea di essere un atleta molto normale dal punto di vista delle doti e “ahimè nel momento di euforia totale, dato dal risultato per me ‘della vita’ che stavo ottenendo, mi è scappato quel gesto simil ‘ciao ciao’ nei confronti del terzo classificato, Amanal Petros.

Stimo molto Petros” – riferisce Pietro – “che è un atleta che ha ottenuto molto più di me e che reputo più forte, e quando dico che il gesto non era rivolto a lui, intendo dire che se ci fosse stata qualsiasi altra persona, probabilmente nella foga del momento mi sarebbe partito lo stesso.”

Sentirli parlare è gioia e soddisfazione: “Non ho alcun tipo di problema a metterci la faccia di fronte alla marea di critiche ricevute (più o meno educate che fossero). Ancora, sentite scuse, Pietro.”

La nostra è una nazionale aperta, colorata nei toni e comunicativa nelle emozioni provate, figlia di un paese che è cambiato da oltre 25 anni, ma che politici di certe fazioni non accettano, solo per dare voce a una minoranza sorda e cieca che non pensa al bene comune, ma solo al proprio.

L’atletica è uno dei pochi sport in grado di misurare un mondo nuovo, che nessun generale, primo ministro o politico di turno potrà fermare.

Bravi ragazzi, e adesso arriviamo a fine campionato e poi tutti a Parigi.

 

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