Eccomi alla fine della mia ottava maratona e sono ancora una volta finiscitrice. Che bello, e pensare che a Venezia avevo pensato di non farla.
Invece, ad un mese di distanza, ne ho finita un’altra. Indecisa sullo scegliere tra i momenti più belli quelli più emozionanti, perché in un viaggio così lungo di emozioni se ne vivono tante.
A cominciare da Erminda l’amica per il quale sono venuta qui a Firenze.
L’ho voluta seguire, lei se l’è preparata benee oggi ha superato l’Erminda di Roma di due anni fa. Che bella, le brillavano gli occhi sembrava una bambina per quanto era felice.
Ci teneva davvero tanto la mia amica, al contrario di me che neanche volevo partire. E’ piovuto sempre. Avevo paura di sentire di nuovo freddo e di arrivare come Armaduck con la slitta e i suoi cani.
E non ho corso pensando, ho svuotato completamente la mente non ho fatto caso al tempo e mi sono goduta il paesaggio. Mi sono fatta trasportare dalle sensazioni e dalle persone che mi circondavano
Ho preferito fare così, sentendomi mai sola e giuro che non ho pensato di mollare mai.
Perché succede anche questo in una maratona. La gara inizia al 21 km, a metà, quando pensi di avere finito ma hai altrettanta strada davanti.
Ho seguito la linea verde a terra, mi ha accompagnato per tutto il percorso non l’ho persa d’occhio e quando ho capito che mi avrebbe indicato la via ho anche accelerato.
Perché ne avevo, avrei potuto dare di più, lo so, mi sentivo bene, così ho deciso di tenere il passo, e l’ho tenuto fino al 34 km e per chi conosce Firenze sa che lì c’è uno strappetto niente male tutto in salita, ma non ho mollato.
Ho continuato, mi sono girata più volte perché ogni tanto qualcuno mi chiamava, ho incontrato due amiche di Roma della squadra dell’esercito Claudia alla sua prima maratona e Angela alla sua seconda.
Angela di nome e di fatto dico io che quando la guardi con quegli occhioni azzurri rimani incantata e Claudia una ragazza alta alta di una bellezza naturale che ti conquista..
Da quel momento decidiamo di continuare insieme e insieme fino alla fine. Sono stati gli 8 km più belli: io tiravo loro e loro tiravano me, ma verso il 38 km Claudia comincia ad accusare un dolore al ginocchio. Cerchiamo di non farla fermare le dico “rallentiamo un po’ io non ti mollo” e così farà anche Angela.
In poco tempo ci ritroviamo al 40 km, beviamo e riprendiamo subito la nostra corsa…” dai che abbiamo finito, dai che appena vediamo il tappeto blu siamo arrivate!!”
Penso di averle dato la carica giusta ci siamo ritrovate tutte e tre a tenere un buon passo.. e ci ritroviamo mano nella mano fino al traguardo.
Claudia si commuove ed io non posso fare a meno di piangere.
Certe emozioni non le puoi trattenere, puoi solo lasciarti andare, per tutto quello che ci hai messo, per tutto quello che hai dato e per tutte quelle albe che hai sfiorato ogni mattina anche solo con gli occhi.
Un risultato così inatteso te lo sei semplicemente meritato.
Questa medaglia non mi piaceva, ma poi ripensando a tutto il viaggio l’ho riguardata bene ed è davvero meravigliosa.. Eh si perché a volte può assumere un valore inestimabile se condivisa con le persone giuste.
E’ talmente bella che ho deciso di farci incidere una bellissima parola: “Amicizia” e perdonatemi, ma per me, ha più valore del tempo che ci ho messo.
Dominga Scalisi