Federico Squillace , la sua storia, le sue KETTLEBELL

Ho avuto la fortuna di respirare sport da quando sono nato. La pallacanestro, primo vero amore mi ha permesso di incontrare persone e professionisti incredibili che mi hanno immerso in un atmosfera pregna di dedizione, sacrificio, serietà e concetto di squadra.

Un nome su tutti, Paolo Di Fonzo, allenatore storico del Messaggero Roma vincitore della coppa Korac.

Fu suo, il consiglio, dopo la laurea in  Scienze Motorie, di frequentare il percorso per diventare preparatore fisico a livello internazionale con la federazione di pallacanestro.

Nessuna scelta, nella mia vita fu più azzeccata.

Appena laureato, ero un ragazzino che sapeva qualcosa, ma totalmente ignaro di quanto ancora ci fosse da conoscere per diventare veramente competente in ciò che amavo fare.

Durante quei mesi di formazione ebbi la fortuna di condividere l’esperienza con preparatori atletici già professionisti che venivano da tutte le parti d’Italia.

Chi già con contratti con squadre di calcio, basket, pallavolo di serie A, chi invece stava scoprendo il mondo, come me.

Tra i relatori/docenti, Roberto Colli, Bill Foran, (preparatore fisico dei Miami Heat) Cuzzolin (Nazionale Italiana, Russa e Benetton)

Insomma, da li, la percezione di ciò che volesse dire diventare realmente competenti in questo settore si manifestò in modo piuttosto chiaro ed inequivocabile.

Il mio obiettivo da quella esperienza si fece sempre più definito: essere il preparatore fisico più ingamba possibile.

Appena finita la tesi sperimentale arrivò la prima chiamata per l’incarico di preparatore fisico con Azzurrina, la selezione regionale della nazionale femminile di pallacanestro, oltre al lavoro con la serie A femminile con Paolo Di Fonzo come Coach.

I miei studi non si sono mai fermati.

La “malattia” per la conoscenza del corpo umano e la metodologia dell’allenamento non credo siano una cosa che si fermerà mai.

Mi sono sempre concentrato più sullo studio della preparazione fisica applicata alla performance, piuttosto che al fitness.

Ormai sono passati circa 20 anni dalla mia prima esperienza lavorativa nel settore sportivo (un palestra/grotta con 3 signore di una certa età)

Posso dire di aver fatto davvero tutto quello che volevo fare.

Istruttore, Personal Trainer, direttore tecnico di centri sportivi, docente formatore per federazioni importanti, preparatore fisico di Atleti professionisti di diverse discipline sportive, contratti in TV come Trainer.

Come? In un solo modo, facendo, sempre, al mio meglio, ciò che amavo e avevo scelto di fare.

Da li, proposte lavorative che ogni anno hanno rappresentato stimoli e sfide nuove.

Sono fermamente convinto che possa continuare a fare questo lavoro fin quando continui a Non percepirlo come tale.

Sono lontano anni luce da quello che sta accadendo oggi.

Online, Network, social, Follower

Se il mondo futuro sarà questo, io sarò l’artigiano o il calzolaio di bottega.
La fortuna/bravura sta nel non dover essere costretti ad adattarsi, per forza, a questi cambiamenti sociali per “campare”, sarebbe una tragedia.

Sicuramente la pandemia ha portato un cambiamento di abitudini che si traducono nel fallimento di centri sportivi che hanno un determinato target, ma anche nella fortuna di chi già si è adoperato per sfruttare la situazione con il business del momento.

Io amo i dettagli, sono un maniaco della tecnica e dello studio approfondito.
Oggi, tutto è all’insegna della semplificazione e del marketing vincente.

Non conta la qualità di ciò che offri, non più, la gente non lo richiede, in ogni caso non ne capirebbe il valore, quindi si produce ciò che la gente vuole, non cosa sarebbe giusto trasmettere.

Ed eccoci qui.

Per ora, per quanto mi riguarda, ho intenzione di concentrarmi sul mio sport, come Atleta e come Coach, sulla formazione, attraverso workshop di livello e sulla preparazione fisica individualizzata.

Poi, il resto, valuterò.

IL KETTLEBELL

Il Kettlebell è uno strumento.

In quanto tale è l’utilizzo che se ne fa a fare la differenza.

Più conoscenze ed “intelligenza applicativa” ha l’esecutore o il Trainer di turno, più saranno sensate le proposte di lavoro in base alle esigenze del momento.

Su queste basi si, è assolutamente lo strumento più versatile e adatto davvero a tutti.

Io utilizzo prettamente un modello da competizione con misure specifiche.

La caratteristica consiste nel fatto che la forma e la misura non cambia se il Kettlebell pesa 8,come 40 kg.

Il peso ideale per cominciare ad utilizzare i Kettlebell varia, a seconda del soggetto, ma di base, 8 kg per una donna e 12 kg per l’uomo, sono una base di partenza, che con un minimo di tecnica, cambia in modo piuttosto rapido.

C’è una tecnica ideale si, se per tecnica intendiamo, un movimento che rispetti in tutto e per tutto le caratteristiche che descrivono il concetto di tecnica.

Se un qualsiasi movimento, per il suo obiettivo è il più sicuro, economico ed efficace, allora abbiamo la migliore tecnica.

In questo, lo sport vero e proprio, il “Kettlebell Sport” o “Ghiri sport” o “Kettlebell lifting” rispecchia l’approfondimento più dettagliato riguardo lo studio del Kettlebell ed il suo utilizzo.

Utilizzare il Kettlebell in modo “diverso” non è un errore, l’unica tecnica realmente sbagliata è quella che non rispetta la biomeccanica del corpo umano e di conseguenza porta all’infortunio.

Spesso il Kettlebell viene immediatamente associato a quello che è il suo esercizio più conosciuto, Lo Swing.

Durante questa azione, molti si chiedono come sia possibile non farsi male alla schiena.

Immaginate di fare un salto, ma senza la fase di volo, durante il caricamento di questo gesto, in realtà la schiena non compie alcun movimento, se non un’azione stabilizzatrice.

A flettersi, per poi estendersi in modo esplosivo, è l’anca.

L’azione viene generata esclusivamente da quella zona del corpo.

Risultato?

Glutei che lavorano in modo importante e schiena forte.

A fare danni sono esclusivamente esecuzioni scorrette degli esercizi.
Ma questo vale per tutto.

Nel kettlebell c’è il riassunto di anni di studio e applicazioni riguardo la biomeccanica, l’anatomia e la fisiologia.

Il tutto, in una palla di ferro con un manico.

Parliamo ovviamente dello sport, non dell’utilizzo dello strumento come sovraccarico per un allenamento di tipo generale.

Lo sport consiste nel gestire carichi pesanti, con un esercizio specifico, per un tempo prolungato (10 minuti nelle discipline classiche, 30’/1h, mezza maratona e maratona)

Per fare questo, sono necessarie tutte la capacità del corpo umano.

Mobilità, stabilità, forza, resistenza, coordinazione, testa, insomma tutte, nessuna esclusa, vengono coinvolte per riuscire ad eseguire gli esercizi richiesti dallo sport.

Più il carico è pesante, più ci saranno dettagli da curare.

Uno sport duro che richiede anni di dedizione per arrivare a buoni livelli, anni dettati da approfondimenti tecnici in linea, per difficoltà e cura dei dettagli, con le arti marziali, e davvero duro, come pochi sport al mondo, dal punto di vista condizionale.

Per gli Atleti, gli allenamenti e la programmazione variano a seconda del periodo sulla base del calendario gare.

Insomma, uno strumento per allenarsi ed uno sport.

Attraverso l’utilizzo corretto di questo strumento è possibile allenare davvero tutto il corpo a 360°, l’importante è conoscerne le tecniche e che ogni Trainer abbia realmente le competenze per capire cosa succede al corpo umano in base all’utilizzo che se ne fa.