Quando esplose il primo boom della corsa e si cominciò a parlare di jogging (dal verbo to jog, procedere lentamente) in contrapposizione al running (to run, correre), qualcuno provò a distinguerli in base alla velocità.
Con il tempo, però, si impose la definizione del dottor George Sheehan, uno dei padri del running americano: la differenza, scriveva, stava nell’iscriversi a una gara e appuntarsi un numero sul petto.
La questione non fu mai davvero accesa, ma un noto marchio di scarpe da corsa l’ha rilanciò con lo slogan:
«Se non sei sicuro se sei un runner o un jogger, corri più forte».
E ancora: «Molti hanno cercato di definire il momento esatto in cui il running diventa jogging: per alcuni è il ritmo di 4’30” al km, per altri il 55% del VO₂ max».
Per lui, la distinzione è più filosofica che tecnica: dipende da come ciascuno vive la corsa. E sa bene perché si considera un runner. È un runner perché le sue corse hanno un nome: fondo medio, veloce, fartlek, lungo, lento, lavori in pista. Ogni allenamento è definito, anche se i suoi addominali lo sono un po’ meno.
È un runner perché le sue scarpe non seguono la moda ma la funzionalità. Le sceglie in base alla corsa e al peso, non al colore o all’abbinamento con la maglietta. Perché non ha un completo da corsa, ma capi tecnici pensati per migliorare comfort e prestazioni. Sa cosa sono il Coolmax e il Gore-Tex, e come fanno la differenza.
È un runner perché conosce la fatica e non la teme. Riconosce il momento in cui forza il ritmo e sa che l’affanno e i battiti accelerati, un tempo evitati, oggi sono la misura del miglioramento. Perché ascolta il proprio corpo e lo rispetta. Sa quando ha esagerato e quando è il momento di fermarsi, prima che il dolore diventi urlo.
Ogni gara lo distrugge e, allo stesso tempo, lo spinge a iscriversi alla successiva. È un runner perché, pur dando tutto, vuole sempre qualcosa in più. Vuole conoscere i propri limiti e superarli.
È un runner perché corre. Non per la velocità, né per la distanza.
È un runner perché lo dice. E guai a chi lo contraddice.





