Cosa mangiamo nelle scatolette di tonno…

Molti atleti consumano tonno in scatola, per comodità nei pasti fuori casa o anche solo come alternativa alla carne animale.

Con questo articolo vorremmo capire che cosa compriamo sugli scaffali del super mercato. Abbiamo sentito il parere di Alessandro Buzzi esperto pesca del WWF Mediterranean .

Il WWF sta lavorando per garantire che questi incredibili pesci vengano pescati in modo sostenibile e prosperino nuovamente nel nostro mare.

Il tonno rosso è uno dei pesci più importanti del Mediterraneo, sia per il loro valore commerciale, sia per il ruolo che svolge come principale predatore negli ecosistemi marini. 

Alessandro nelle scatolette che acquistiamo nei super mercati che tonno c’è dentro?

Il tonno che consumiamo in scatola è principalmente di due specie:

tonno pinna gialla (Thunnus albacares)  e skipjack o tonnetto striato (Katsuwonus pelamis).

Entrambi sono specie pelagiche dei mari tropicali e sub tropicali.

Sono catturate principalmente in Oceano Indiano, Atlantico e Pacifico.

Frédéric Bassemayousse WWF Mediterranean

Quindi noi non consumiamo il tonno dei nostri mari?

Il tonno in Mediterraneo è il tonno rosso (Thunnus thynnus) il più pregiato, che non viene (se non in rarissimi casi) utilizzato per l’industria conserviera. Il mercato giapponese (sushi e sashimi), in virtù degli alti prezzi che può assicurare al prodotto fresco, ha monopolizzato la produzione e cambiato le regole del gioco dagli anni 90 in poi.

Come riconoscerne un prodotto di qualità? Le informazioni riportate sulla etichetta della scatola ci possono aiutare a capire?

Tra le specie di tonno vendute in scatola, quello che garantisce la qualità migliore è quello a pinna gialla.

Se non è specificato “qualità pinna gialla” possiamo cercare in etichetta il nome scientifico della specie (Thunnus albacares).

Per quanto riguarda i tonni tropicali e quindi le scatolette, direi che la raccomandazione migliore è quella di prediligere tonno proveniente da fonti certificate MSC (Marine Stewardship Council https://www.msc.org/it).

Le flotte che intraprendono questo programma, si impegnano ad adottare sistemi di pesca responsabili che minimizzano gli impatti sull’ecosistema, sulla risorsa e non ultimo pongono l’attenzione su aspetti di dignità e sicurezza sul lavoro che riguardano la pesca industriale.

La quasi totalità del tonno rosso è esportato in Giappone. Una piccola quota percentuale si consuma qui fresco

Per il tonno fresco come riconoscerne uno buono?

Il tonno fresco in vendita in Italia è quasi sempre tonno rosso, ma occhio alla pesca illegale. Nella maggior parte dei casi si tratta di tonno catturato e successivamente ingrassato in gabbie galleggianti per un periodo di 4-6 mesi con alimentazione artificiale composta di piccoli pelagici (sarde, acciughe, alaccie, sgombri, aringhe etc). Verificare sempre dal venditore che il prodotto sia accompagnato dal certificato ICCAT di cattura che ne garantisce la provenienza e la tracciabilità. Esigere sempre per la vendita al dettaglio che siano esposte le informazioni minime obbligatorie: (pescato o allevato?, fresco, congelato o decongelato?, nome scientifico della specie? zona FAO di cattura?).

Tutte informazioni che devono essere riportate sull’etichetta, se non ci sono meglio comprare un altro prodotto.

Quale tonno non dobbiamo mangiare?

In quanto a sostenibilità per l’industria del tonno c’è ancora molto da fare. Comunque iniziamo col dire che è da evitare di consumare tonno rosso proveniente da impianti di ingrasso (i principali sono in Spagna, Malta, Croazia).

Questo per via degli impatti negativi che questa attività ha sull’ambiente (le gabbie a causa della enorme biomassa presente e dell’alimento somministrato, stravolgono l’ecosistema circostante) e sulle specie di piccoli pelagici che vengono utilizzate come alimento e che già sono in uno stato di sovra sfruttamento in Mediterraneo (in particolare alici e sarde).

Basti pensare che trattandosi di un animale al top della catena alimentare, per ingrassare di 1 kg un tonno, occorrono dai 15 ai 20 kg di sarde (un po’ come allevare un leone con le bistecche..).

Poi attenzione alle taglie di cattura. Per il tonno rosso come per molte altre specie esiste una taglia minima di cattura pari a 30 kg o 115 cm di lunghezza. Insomma, fresco ok purché da fonti legali ed evitando quello proveniente da impianti di ingrasso.

Come è oggi la situazione dell’industria italiana del tonno e del resto dei mari?

Al momento la flotta italiana che è autorizzata alla cattura di tonno rosso è composta da 40 imbarcazioni e 5 tonnare fisse che catturano un totale di 4.300 tonnellate nel 2019. Le regole per la cattura di questa specie, a seguito della forte crisi dello stock che ne ha quasi determinato il collasso all’inizio degli anni 2000, sono molto rigorose con limiti di cattura imposti dall’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico) sulla base di valutazioni scientifiche. Come già detto, per ragioni di mercato l’industria conserviera del tonno mediterraneo che vantava una tradizione secolare, ha cambiato strategia puntando su specie tropicali dal costo (e qualità) molto inferiore.

La quasi totalità del tonno pescato in Italia (a parte quello pescato con gli ami) viene venduto agli impianti di ingrasso a Malta ed in Spagna, per poi finire sul ricco mercato giapponese.

Per quanto riguarda il pescato globale di tonno, parliamo di oltre 5,8 milioni di tonnellate di catture annue, la quasi totalità destinata all’industria conserviera. Solamente poco più del 20% di queste proviene da flotte che hanno intrapreso un percorso per migliorare la sostenibilità delle proprie catture. Sotto la spinta della consapevolezza crescente dei consumatori, il numero di queste flotte è in costante aumento.

 

Marco Raffaelli

 

© Wild Wonders of Europe / Zankl / WWF

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso