Correre un lungo per diventare, per un giorno ancora, un maratoneta

Eccolo il week end fatto apposta per correre tanti chilometri. Non è un capriccio, tanto meno un dettame figlio di fanatismi quantitativi, ma una prassi in vista delle maratone di primavera.

Chi corre lo sa che le condizioni attorno a cui gira la tabella di allenamento sono cicliche, e ogni volta ci animiamo di nuova energia, di una linfa che ci fa fare cose per molti impensabili.

Se lo racconti fuori dalla cerchia d’amici che corrono nessuno capirebbe, se ne parli con chi parla la tua lingua le domande sono ricorrenti e consolatorie.

Dove lo fai?
Con chi lo fai?

A volte ti imponi uno stato di quiete ascetica: correrò da solo per vincere contro la mia testa.

Ma sai che è solo apparenza. Faticare ti piace così come alzare le aspettative dentro di te.

Dopo anni di gare, hai compreso che se la fatica è condivisa si sente meno o in modo diverso, così in tanti prenderanno parte a una mezza o a competizioni con distanze utili per correre a ridosso dei 30k, IL LUNGO TANTO DESIDERATO.

Correre oltre le colonne d’ercole dei 21km per molti è un esercizio fisico da gestire anticipando mentalmente il percorso, attuando una serie di ritualità che preparano il corpo a ciò che postulano decine di testi sacri sul running: alimentazione, sonno, riposo, relax.

Ciò che accadrà dentro quei chilometri è un mistero, fitto e bellissimo, a tratti insondabile e affascinante allo stesso tempo e che affonda le sue radici nelle pieghe della fatica e della fierezza di diventare, per un giorno ancora, un maratoneta.