Correre a Roma tra i suoi nasoni

Il nasone di Roma - Ph. Studio fotografico Silvioli

Correre a Roma per fare un lungo è facile, non hai molto a cui pensare per quanto riguarda i rifornimenti e la motivazione. La città ti aiuta sempre, perché è una continua distrazione.

Con i suoi monumenti, le piazze e i palazzi storici che si raccontano in un piano sequenza unico al mondo.

Passi dentro a quattro città diverse: la Roma papalina, risorgimentale, antica e moderna

Correre a Roma è dopante, nonostante i mille contrasti ad ogni angolo. La fatica è ignorata quando arriva a inchiodarti le gambe, grazie al museo a cielo aperto che incede al tuo passo, cambia con i quartieri, i rioni dalla città.

In questo spazio infinito chi non ha subito mutamenti nel tempo è una figura che abbellisce la città in silenzio o quasi, fa poco rumore, dà sollievo, è un punto fermo per i cittadini.

Lui è il nasone, la caratteristica fontanella di Roma che prende il nome dalla forma del rubinetto ricurvo da cui sgorga l’acqua. il tuo ristoro perfetto.

Il progetto del nasone del 1874

Correre a Roma è avere la fortuna di incontrare più di 2500 fontanelle, non ti lasciano mai solo.

Puoi decidere di fare il giro che vuoi ma tanto sai che è lì che ti aspetta.

Con il rubinetto sempre aperto estate e inverno, l’acqua di Roma è la più buona del mondo.

In tanti anni di allenamenti ci sono nasoni che hanno dissetato le mie più grandi fatiche.

Quello del biscotto di Caracalla, ideale rifornimento per uno dei luoghi più belli dove correre a Roma.

Il nasone del biscotto di caracalla – Ph. Studio fotografico Silvioli

Quello di Ponte Milvio, altro angolo di culto del podismo romano, ancora non ho capito perché l’acqua esca sempre calda.

Il nasone del lungotevere della vittoria, con il suo filo d’acqua ma che fa in ogni caso il suo mestiere seppur a fatica.

Poi ci sono le fontanelle che hanno una storia che si collega a quel museo cielo aperto che stai visitando. Ne sono parte e complemento.

Ogni volta che parto da casa per fare 20k ho il mio giro ideale fino a Piazza Venezia e ritorno, 20k secchi, i due ristori sono il nasone della terrazza del Pincio al 9° km e la fontanella della Pigna.

La fontana della Pigna

Eseguita nel 1927 per celebrare il rione dove è posta, il rione Pigna appunto. Ecostituita da un invaso, uno stelo con due corolle di tulipani tratteggiati che sostengono una pigna. Lo slargo in cui sistemata la fontana è sul fianco laterale di Palazzo Venezia, antistante la Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio la più antica di Roma con i suoi 1682 anni d’età!

Se tornando indietro verso Piazza del Popolo la fontanella delle Pigna non avesse dissetato la vostra sete fermatevi alla seconda raversa a sinisra di Via del Corso, c’è la Fontanella del Facchino. Raffigura un “acquarolo”, che alla fine del ‘500, prendeva l’acqua dalle fontane pubbliche e la rivendeva porta a porta.

La Fontana del facchino una delle stattue parlanti di Roma

 

Alla fine dei chilometri o poco prima c’è il ristoro migliore di roma ed il vascone di piazzale flaminio. Addossata alle Mura Aureliane, a destra di Porta del Popolo, è in parte coperta dalla balaustra del sottopasso pedonale. Con un fioraio accanto sempre aperto che attinge l’acqua per tenere in fresco i fiori. Costruita nel 1886 seriva per abbeverare le bestie che tornavano dalla vigne sulla flaminia dopo le giornate di lavoro.

Ti ci vorresti immergere quando fa caldo e bere tutta l’acqua del mondo nei lunghi invernali.

Roma è così, ristoro e fatica, ti coccola e ti tratta male, è un amore travagliato, incasinato, strugente e pieno di contrasti. E’ Roma, semplice come una bevuta da un nasone in un calda sera di ottobre dopo una corsa a perdifiato.

Marco Raffaelli