Ciclismo tattico urbano – Episodio 2: il “Quando”.

Nella prima puntata di questa miniserie a pedali abbiamo calato l’asso di cuori del “come” andare in bici, suggerendo alcune accortezze per chi si avvicina all’utilizzo di questa straordinaria alleata in città: come affrontare un ostacolo, quali abilità acquisire, come prevenire ma anche prevedere i comportamenti degli altri utenti che condividono con noi la stessa strada.

Lo abbiamo fatto in punta di pedali, non volendo imporre comportamenti ma suggerendo esperienze.

Mutuando la scala di valore dei semi delle carte francesi: Come, Quando, Fuori, Piove, dopo il “Come” affronteremo in questa puntata il “quando”.

Il “quando” è l’asso di quadri dai lati tutti uguali, retti come gli angoli che lo compongono. Un perimetro di logicità che diventa facile da ricordare, identico, consueto, ripetitivo, proprio come le situazioni del quando a pedali che andremo ad affrontare.

Quando è inverno, quando è estate, quando vado a lavoro, quando è più conveniente usare la bicicletta.

Sono molti gli interrogativi che viene naturale porsi ogni qualvolta si decida di utilizzare la bicicletta per i numerosi spostamenti che le nostre intense giornate ci chiedono.

Possiamo chiamarli dubbi d’esordio: quella che oggi ci sembrerebbe un’insormontabile limitazione all’uso della bicicletta per compiere normali attività di vita quotidiana, con l’esperienza, diventerà una situazione normale, non molto differente da quando utilizziamo modalità di trasporto diverse come mezzi pubblici, scooter o auto private.

Certamente crescerà in noi la consapevolezza, con l’utilizzo di un mezzo a semplificatissima capacità d’uso come la bicicletta, che possiamo riconsiderare il raggio d’azione delle nostre affollatissime giornate spesso riempite da mille impegni ai quali non sappiamo dire di no privilegiando invece vicinanza, territorialità e relazioni locali.

E non sempre questa è una rinuncia.

Sappiamo quanto il tempo, soprattutto quello libero, abbia un valore inestimabile: circoscrivere indirettamente le nostre attività, ce ne regalerà moltissimo.

Quando è inverno, quando è estate.

Contrariamente alle convinzioni, l’inverno, rappresenta la stagione ideale per iniziare a usare la bicicletta: vediamo perché.

In inverno le città subiscono il traffico più congestionato dell’anno perché le attività produttive sono a pieno regime e le scuole aperte.

Quelle situazioni che potrebbero rappresentare uno svantaggio, come anche il clima più rigido, si rivelano invece alleati formidabili.

Innanzitutto il traffico bloccato, per forza di cose, rallenta la circolazione dei veicoli a motore.

Questa situazione, in mancanza di diffuse infrastrutture ciclabili, rappresenta per chi decide di muoversi in città in bicicletta, un punto a favore. Velocità stradali più basse e veicoli per lo più fermi in coda, sono una protezione in più e non in meno per il ciclista urbano.

Questa condizione, unita alla possibilità di sfruttare eventuali percorsi ciclabili o parchi cittadini interdetti agli altri mezzi, ci regaleranno tempo prezioso. Allontanandoci dal traffico potremo godere di contesti decisamente più piacevoli che non chiusi in un abitacolo o a bordo di un mezzo pubblico che d’inverno sono sempre molto affollati.

 

Il freddo.

Come i mezzi a motore hanno la necessità di smaltire il calore prodotto attraverso complessi sistemi di raffreddamento e che di fatto è energia dispersa, la nostra energia da smaltire è invece calore umano e ristoro autoprodotto nelle fredde giornate invernali.

Muovendoci in bicicletta attiviamo il nostro corpo: i muscoli lavorano, il cuore sale, la circolazione sanguigna aumenta nei tessuti e producendo calore ci “riscaldiamo”.

Se il nostro ritmo è troppo elevato il nostro corpo cercherà di abbassare la temperatura provocando naturalmente la sudorazione.

Sudare nell’utilizzo cittadino e non sportivo della bicicletta è l’ago del contagiri che ci indica che stiamo tenendo un ritmo troppo elevato inadatto alle nostre necessità.

Pertanto, quando l’ago del contagiri sale come durante le salite, riduciamo il ritmo e affrontiamole con tranquillità e con il giusto rapporto al cambio, privilegiando la frequenza della pedalata, invece che la potenza muscolare sui pedali.

Come nei mezzi a motore dobbiamo smaltire il calore prodotto, pertanto anche d’inverno non esageriamo con il coprirci troppo. Indossiamo, se le giornate sono asciutte, giacche e tessuti in fibre naturali come la lana che aiuta a smaltire il calore.

Se l’utilizzo della bicicletta diverrà una costante del vostro muoversi in città, potrete valutare l’acquisto di una giacca tecnica, tipicamente da trekking, un cosiddetto “guscio” antivento spesso abbinata a un interno rimovibile in tessuto pile. Si tratta di giacche con un alto grado di idrorepellenza in caso di pioggia: Goretex, HiVent, DriEdge sono alcuni dei nomi dei tessuti tecnici che utilizzano i vari produttori.

Nello sceglierle verificate che siano dotate di zip sotto le ascelle: questa importante presenza denota cura costruttiva e, quando aperte, agevoleranno lo smaltimento del calore in eccesso.

Sceglierla di un colore vivace dipenderà certamente dai vostri gusti personali ma aiuta gli altri utenti della strada a rendersi conto della nostra presenza soprattutto al buio delle corte giornate invernali.

Indossare dei guanti, anch’essi di colori vivaci, magari con bande riflettenti, oltre che a proteggerci dal freddo, ci consentirà di segnalare ai veicoli che seguono le nostre svolte o intenzioni con maggior visibilità. Alcuni modelli hanno gli indici delle mani “resistivi” che ci consentono di utilizzare i touchscreen degli smartphone senza doverli sfilare.

In caso di pioggia non spaventiamoci, affronteremo l’argomento nell’ultima tappa di questa miniserie.

Quando è estate.

Anche l’estate rappresenta una stagione certamente favorevole agli spostamenti urbani in bicicletta.

Il traffico diminuisce e le città sono meno congestionate rispetto all’inverno. Le giornate piovose sono rare e le ore di luce a disposizione ci consentono di compiere i nostri percorsi con più tranquillità, regalandoci l’opportunità di allungare i tragitti sfruttando parchi e ville cittadine, godendo così della bellezza della natura che d’estate manifesta tutta la sua fioritura più rigogliosa.

D’estate è ovviamente la costante “caldo” che determina l’azione e la portata del nostro pedalare in città.

Nelle ore più calde della giornata questo rappresenta un limite che possiamo raggirare con piccoli accorgimenti.

Nel tragitto “bike to work” di andata possiamo decidere di indossare una maglia tecnica di quelle comunemente usate per il running, magari con colori sobri tali da consentirci di entrare in ufficio senza l’imbarazzo di avere una tenuta da “maratoneta”.

Un piccolo kit di sopravvivenza lasciato in ufficio composto da un asciugamano da viso e un deodorante ci consentirà di aver a disposizione tutto il necessario per una “rinfrescatina” utile per affrontare la giornata lavorativa senza imbarazzi.

Se il dress code lo consente sarà sufficiente portarsi dietro una camicia pulita da indossare al posto della maglia tecnica indossata. Per gli uomini, ma anche per le donne, lasciare una giacca fissa in ufficio “di un colore che sta bene su tutto” ci darà l’opportunità di avere la perfetta tenuta anche da riunione a disposizione senza dover indossare giacca e cravatta o un tailleur mentre si pedala per raggiungere l’ufficio.

Nel tragitto evitate di portare in spalla zaini, il contatto con la schiena che sia inverno o estate provoca sempre sudorazione lasciandovi la classica “stampata” di sudore sulla schiena: prediligete semmai borse tipo messenger con la classica tracolla.

Ancora meglio sono le borse da agganciare lateralmente a un eventuale porta pacchi posteriore montato sulla vostra bici. Le borse laterali sono utilissime per contenere anche una catena antifurto e tutto quello che vi necessita, alcune hanno gli sganci rapidi e sono sono dotate di una cinta a tracolla che le rende molto comode da portarsi dietro quando si lascia la bici.

Quando è conveniente prendere la bicicletta: brevi e lunghe distanze.

Consigliare esclusivamente la bicicletta come alternativa a un mezzo privato a motore o al trasporto pubblico urbano è spesso più un ostacolo alla sua diffusione che non un reale incentivo: vediamo insieme perché.

Il primo interrogativo che tutti ci poniamo e che spesso ostacola la scelta è legato alla distanza da percorrere nel tragitto casa – lavoro/scuola/università/svago che per molti non sono così brevi.

Ma per quanti la distanza può considerarsi un problema, un ostacolo a usare una bicicletta nelle commissioni in città?

Prendiamo ad esempio la città di Roma.

Il Rapporto mobilità 2019 del comune di Roma Capitale ha definito che mediamente avvengono in città circa 5 milioni di spostamenti quotidianamente, la maggior parte utilizzando trasporto pubblico locale e mezzi privati, dei quali solo l’1,5% avviene usando una bicicletta o mezzo equiparata alla mobilità sostenibile. Di questi 5 milioni di spostamenti il 53% è compiuto nell’ambito del territorio del proprio quartiere con tempi di percorrenza medi di 15 minuti ai quali vanno aggiunti i tempi per la presa/riparcheggio del mezzo o di attesa del mezzo pubblico.

La velocità media stimata in città degli spostamenti su mezzi a motore è di 18 km/h.

Considerando una velocità media inferiore per chi utilizza la bicicletta di circa 15 km/h in ambito cittadino, pedalando per circa mezzora, in bicicletta vengono percorsi circa 7,5/8 km: sono proprio queste le distanze dove la bicicletta risulta un’alleata perfetta in città!

E’ in questi tragitti che la bicicletta è vincente!

Primo perché, che sia estate o inverno, è una distanza che difficilmente provocherà sudorazione o infreddolimento. Altro indubbio vantaggio è che in bicicletta sono annullati i tempi relativi alla ricerca di un parcheggio che non c’è mai o quelli di attesa di un mezzo pubblico che tarda ad arrivare.

Per il restante 47% dei trasferimenti urbani e quindi per tragitti oltre i 7,5/8 km la chiave di svolta ha un nome:

INTERMODALITA’.

Permeato dalla logistica, dal trasferimento merci dove il trasporto intermodale è una metodologia di passaggio delle merci su standard di carichi atti a poter essere facilmente spostati tra mezzi di trasporti diversi per giungere più efficacemente a destinazione quali camion, navi, treno.
Come piccoli container, potremmo considerare l’utilizzo di più mezzi di trasporto nei nostri transfer urbani e riservare l’utilizzo della bicicletta o perché no di un monopattino solo negli ultimi chilometri, proprio dove abbiamo visto che questi mezzi sostenibili sono più efficaci.


Nel viaggio intermodale, sfrutteremo l’automobile o il trasporto pubblico per percorrere la prima tappa di avvicinamento al fine di raggiungere un parcheggio di scambio oppure un nodo di trasporto pubblico e percorrendo in bicicletta o in monopattino, anche in sharing, gli ultimi chilometri, quelli in cui i mezzi pubblici sono più affollati, quelli in cui il traffico converge nelle destinazioni più congestionate e dove è più difficile trovare parcheggio una volta arrivati.

L’intermodalità rappresenta il futuro delle città e della mobilità delle persone.

La mobilità intermodale è il fulcro attorno al quale si svilupperanno le smart cities e concorrerà a migliorare la qualità di vita di molti cittadini e pendolari.

E’ una visione intelligente che porta a molteplici benefici sia economici sia di alleggerimento del trasporto pubblico locale, ancor più importanti in questa fase storica dove il distanziamento tra le persone è possibile solo evitando assembramenti che, nei mezzi pubblici, non sempre è possibile.

Non si può chiedere a tutti di usare una bicicletta o un monopattino e “criminalizzare” chi, per legittima scelta, non può o non vuole rinunciare al mezzo privato.

E’ a queste persone a cui vanno indirizzate campagne di comunicazione e di sensibilizzazione al fine di diffondere la consapevolezza che l’aumentato numero dei ciclisti nei contesti urbani corrisponde a una progressiva riduzione delle automobili in circolazione che agevolerà anche i loro spostamenti, aumentando i posti auto a disposizione e alleggerendo il trasporto pubblico locale.

L’asso di quadri che adesso abbiamo in mano rappresenta la carta vincente per rendere semplice una qualsiasi giornata sui pedali. Semplice è la figura geometrica che lo rappresenta, tra le più elementari e per questo facile da ricordare e utilizzare a proprio vantaggio.

Marcello Perotta per Storie Correnti

 

Marcello Perotta
Sociale per natura e sociopatico per necessità, vivo programmando vie di fuga: montagna, sci, alpinismo, running, bici e viaggi le mie passioni come pure lettura e, recentemente, scrittura. Sogno di vivere in camper senza una fissa dimora, cittadino del mondo.