Sono 129 gli atleti militari di tutte le forze armate e del gruppo paralimpico della Difesa che quest’anno partecipano alle Olimpiadi.
In molti avrete notato che diversi atleti che prendono parte alle Olimpiadi indossano la divisa: sono atleti militari o di Stato.
Rappresentano il 33% su un totale di 384 atleti italiani che quest’anno compongono la spedizione italiana.
Numeri da record rispetto al passato quelli della Difesa, che registra un sensibile aumento del numero di atleti sul totale dei partecipanti.
Un segnale inequivocabile dell’impegno e della forte determinazione che la Difesa e le Forze Armate hanno profuso nello sport.
E’ facile intuire, quindi, che molti degli atleti italiani fanno parte delle forze armate o dei corpi di polizia.
Ma perchè gli atleti militari?
È una tradizione molto antica ed è una caratteristica dello sport italiano. Nata per promuovere le pratiche sportive, sia le Forze armate che i corpi di polizia si avvalgono di atleti che ricevono un regolare stipendio.
Oltre ai professionisti in alcuni degli sport più diffusi tra i quali tennis, calcio, basket e pallavolo, gran parte degli atleti che gareggiano nelle altre discipline si allena e riceve uno stipendio grazie all’Esercito, alla Polizia, alla Guardia di Finanza etc.
Una sorta di corsia preferenziale per la valorizzazione dello sport agonistico, con un trend in crescendo.
A Barcellona nel ’92, per esempio, gli atleti azzurri presenti con le stellette erano circa il 27% della spedizione, mentre a Londra nel 2012 la percentuale era pari al 63%.
Alle Olimpiadi di Londra, su 290 atleti italiani presenti, ben 194 in totale indossavano la divisa di Aeronautica ( 29) , Marina ( 9) , Esercito ( 25) , Guardia Forestale (18), Vigili del Fuoco (1), Guardia di Finanza (41), Carabinieri (22) , Polizia di Stato e Penitenziaria (31).
Atleti militari o di Stato
Vengono definiti, quindi, atleti militari tutti gli atleti che provengono da Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri.
Oltre a questi, ci sono atleti che fanno parte di corpi dello Stato che non dipendono dal Ministero della Difesa, ovvero Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato e Vigili del Fuoco.
Ma come avviene il reclutamento?
Il reclutamento degli atleti militari avviene da molti anni solo attraverso concorso pubblico per titoli.
Mediamente si tratta di un bando che viene emanato una volta all’anno. Si accede attraverso un concorso riservato agli atleti tra i 17 e i 35 anni che hanno già ottenuto “risultati agonistici almeno di livello nazionale certificati dal CONI”.
Ogni anno, in Italia, vengono banditi circa 25 “posti” suddivisi in tante classi di concorso quante sono le discipline sportive da coprire con nuovi ingaggi. Gli sportivi reclutati con questo sistema diventano a tutti gli effetti militari e quando lasciano l’attività agonistica vengono assorbiti nelle maglie del sistema militare.
Alcuni restano in ambito sportivo, diventano istruttori o passano nell’ufficio tecnico.
Tanti altri passano al servizio operativo e alcuni ottengono anche impieghi eccellenti in campo istituzionale.
Nei primi anni di reclutamento gli sportivi militari vengono ufficialmente distaccati: non fanno esercitazioni, né marce, né pattuglie.
Seguono un’alimentazione speciale,e hanno un trainer personale e un medico dello sport.
Ma perché i corpi militari decidono di fare un investimento come questo?
E’ presto detto: si punta sul ritorno di immagine per l’arma. È un orgoglio poter esibire un’ampia rosa di campioni.
E questa è una scelta condivisa in tutti i Paesi del mondo, perché è indubbio che, ovunque, i club sportivi più forti, cioè quelli che hanno il maggior numero di campioni, sono proprio i club militari.
I 129 atleti della delegazione italiana presenti ai giochi Olimpici di Tokyo e impegnati nelle varie discipline sono così distribuiti tra le 4 Forze Armate:
- 47 dell’Esercito Italiano
- 14 della Marina Militare
- 30 dell’Aeronautica Militare
- 38 dell’Arma dei Carabinieri
Un investimento che ha già fatto registrare un totale di 6 medaglie d’oro, 9 medaglie d’argento e 15 di bronzo.
Una marcia in più e uno slancio allo sport italiano, non trovate?