Argentina – Quando i nostri riferimenti nel running cambiano

Maratana

Negli ultimi quindici giorni ho avuto l’opportunità di partecipare a due eventi podistici in Argentina, uno a Buenos Aires e uno a Córdoba, che mi hanno offerto spunti di riflessione importanti su come cambia la percezione della corsa da un contesto all’altro.

A Buenos Aires ho preso parte alla Maratana,

Una corsa organizzata dal Consolato Italiano con l’obiettivo di promuovere l’identità italiana e incentivare lo scambio culturale con la comunità argentina. A Córdoba, invece, ho partecipato per caso (passando al momento giusto, nel posto giusto) a una corsa solidale organizzata dal Movimiento Lupus , a sostegno della ricerca e della sensibilizzazione sulla patologia autoimmune del Lupus.

Maratana

In entrambe le occasioni, ciò che mi ha colpito immediatamente è stata la composizione del gruppo dei partecipanti: una netta predominanza di giovani, e una distribuzione paritaria tra uomini e donne. Ho stimato che circa il 70% dei partecipanti avesse meno di 35 anni, un dato che raramente si riscontra in Italia.

Mi sono chiesto il perché di questa differenza, e approfondendo ho compreso un elemento chiave: una maggiore accessibilità al mondo della corsa. Entrambe le manifestazioni prevedevano distanze modulabili, davvero alla portata di tutti. A Buenos Aires, i percorsi erano da 15km, 10km e 3km; a Córdoba da 10km, 5km e addirittura 2km. Considerato che stiamo parlando di eventi di secondaria importanza (in Italia la molteplicità delle distanze si ha solo per gli eventi principali), questo approccio rende la corsa più inclusiva, più accogliente, soprattutto per chi è alle prime armi.

Altro elemento che mi ha profondamente colpito è stata la forte partecipazione di atleti con disabilità, integrati con naturalezza e spirito festoso nell’evento. Una vera e propria celebrazione dello sport in tutte le sue forme, senza esclusioni.

Cordoba

A questo punto, una domanda sorge spontanea: perché non provare anche da noi a ripensare la corsa in termini più inclusivi? Conosco molte persone – giovani e meno giovani – che vorrebbero cominciare a correre in modo strutturato, ma si sentono scoraggiate dall’idea che la distanza minima da affrontare sia sempre di 10km. Forse, rivedere questi standard potrebbe essere il primo passo per avvicinare più persone a questo sport meraviglioso, abbattendo l’ansia da prestazione e restituendo alla corsa il suo significato più puro: stare bene, insieme.

Tommaso Empler

P.S. Se io riesco ad arrivare rispettivamente 4 e 2 di categoria in questi eventi si può proprio dire che i riferimenti del running sono cambiati completamente 😉

 

Cordoba