– Papà non ti presentare con giacca e cravatta come fanno tutti i papà che vengono a scuola a parlare del loro lavoro. Ti metti i tuoi jeans, la maglia e il giacchetto di pelle, e io sto accanto a te a raccontare cosa facciamo. – Va bene Ricky.
Emozionato come uno studente al primo giorno, martedì mattina mi sono presentato sul piazzale della scuola, ovviamente senza giacca e cravatta…
Faccio un passo indietro. La scorsa settimana la professoressa di italiano di Riccardo mi ha invitato a scuola a parlare di volontariato e di CasaBlu. Senza pensarci due volte abbiamo accettato l’invito.
Ricky, da millennial e innovativo, aveva subito proposto una presentazione in power point da proiettare sulla LIM della classe, ma l’ho convinto che forse sarebbe stato meglio parlare di cosa facciamo, raccontando dove lo facciamo.
Alla prima ora di italiano eccoci tutti e due, in piedi, davanti alla classe, accanto alla cattedra. Non ero così agitato dall’interrogazione in terza media sui logaritmi. Un bel respiro, un sorriso della prof che ci lascia la classe e iniziamo.
In modo semplice e diretto, parliamo del disagio sociale e la soddisfazione di bisogni, la difficoltà delle famiglie con persone disabili e la questione dell’emarginazione sociale.
Ma la cosa a cui tenevamo di più era far conoscere la nostra attività di volontariato a CasaBlu. Di chi ci vive in una casa famiglia e quali sono le loro storie. I ragazzi sono stati curiosi e attenti. Non sapevano che nel loro quartiere (III Municipio) ci fosse una struttura come la Casa Famiglia e proprio dietro la loro scuola.
Che ci fossero dei lavori speciali, volti a creare un luogo il più caldo e familiare possibile in cui si possono costruire relazioni autentiche.
CasaBlu è il luogo dove le persone possono costruire la propria identità e trovare il giusto sostegno per proiettarsi verso l’esterno, e dove sanno di poter contare sulla costante presenza di operatori ed educatori che li supportano in ogni loro esigenza, 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno.
-Quando girate per il quartiere, vi capita mai di vedere delle persone sulla sedia rotelle?
-No mai.
-Perché?
-Perché dove viviamo noi non ci sono.
Questa è la conseguenza di una città non facile. Dove persone con handicap fisico, avanti con gli anni, non possono vivere nel tessuto sociale per mille problemi pratici, limiti strutturali, barriere in ogni angolo.
Portare nelle scuole la diversità è indispensabile per far capire ai nostri ragazzi il diverso, dove sta il limite e da quale parte. Raccontando le storie di chi viene in Italia da paesi lontani e trovano un argine da dove ripartire, gli abbiamo parlato delle giovani vite che sono passate nell’altra casa famiglia l’Approdo dove vivono ragazzi minori.
I volti di CasaBlu sono entrati in classe, le storie delle loro famiglie di provenienza, gli aneddoti, delle loro vacanze e dei tanti compleanni festeggiati nel giardino di CasaBlu. Gli alunni hanno fatto le domande più strane, sulle abitudini, la quotidianità, cosa mangiano, chi gestisce la loro pensione di invalidità. Quanti anni hanno e con che handicap fisico vivono.
Avevo paura di non essere pronto a raccontare l’impegno a ragazzi così giovani, ma, a volte, ci dimentichiamo di quanto potenziale c’è dietro ai nostri figli. Ed è proprio vero che la Speranza contro ogni speranza è un motore inarrestabile.
Il desiderio di fare grandi sogni trova la forza di realizzarli in piccoli gesti, curiosi, vivi e illuminati come gli occhi di una classe di prima media.
Grazie ragazzi