“Non perdere mai la speranza i migliori inizi capitano sempre dopo i finali peggiori…”
Questa è la filosofia di vita di Giovanni Santoro.
Giovanni è un atleta che si è avvicinato alla corsa grazie al suo professore di educazione fisica, quando decise di fargli partecipare a gare di corsa campestre a squadre, anche se la sua passione per il calcio era più forte..
Il professore aveva visto in lui una certa attitudine verso la corsa e lo trascinò in questa sua visione… raggiungessero le fasi finali nazionali studentesche dopo aver conquistato i titoli regionali e provinciali a squadre.
Finite le scuole superiori si fa letteralmente rapire di nuovo dal rotolare del pallone e da quel campo che tanto gli aveva riempito il cuore di passione riiniziò a giocare fino all’età di 27 anni dove però è costretto a fermarsi causa dolori articolari.
Fermarsi a questa età è davvero demoralizzante, ma Giovanni non si abbatte la prende come una pausa spirituale.
E poi come d’incanto si accende di nuovo quella scintilla, quella che abbiamo tutti noi runner, quella che ti alzi, ti allacci le scarpe da corsa facendo bene il doppio nodo, indossi i tuoi vestiti preferiti e il tuo sorriso più bello e inizi a correre.
E gli piace a Giovanni si sente bene e dopo qualche anno di giri senza meta decide di tesserarsi, vuole qualcosa di più da se stesso. Entra nelle fila della Asd Podistica Grottaglie nella quale conosce tanti amici. Si allena cercando di migliorarsi, giorno dopo giorno e buttando sempre un occhio al crono fa parte del “ mestiere” no?
Ma col passare del tempo qualcosa cambia, riesce a spostare il punto di vista a vedere la corsa come:
felicità perché quando corro mi sento felice, sorriso perché ne porto sempre uno con me dall’inizio alla fine, divertimento perché correre in qualunque modo, magari anche senza crono, può farti sentire.
E così a 35 anni entra a far parte del Runhappyteam Brooks ed è qui che cambia lo sfondo: correre come viene da allegria..
“Mi chiamo Giovanni Santoro sono un sotto ufficiale dell’aeronautica militare qui le regole vanno rispettate e sono all’ordine del giorno, ma alla soglia dei miei quasi 38 anni ho cambiato registro almeno fuori dal lavoro, ho imparato che non prendersi troppo sul serio e correre sorridendo può far bene sia a me che gli altri, che se riesco a trascinare più gente possibile mi riempie il cuore di gioia, che far parte di una squadra è condividere emozioni con chi ti sta intorno, che anche se la strada da percorrere è un punto distante non lo misurerai in km, ma in possibilità, come quella che ti è stata data da un professore che credeva in te…”
Dominga Scalisi