C’è una forma di magia nell’arte del racconto orale, soprattutto quando è capace di far rivivere vicende cruciali della nostra storia.
Paolo Bianchini, 93 anni, regista e testimone diretto, sa come incantare le nuove generazioni narrando i giorni della Liberazione di Roma, restituendo voce e immagini a un passato che non smette di parlarci.
L’ho incontrato in occasione della presentazione del nuovo libro di Marco Patucchi, La Spia venuta dal nulla, un’opera che intreccia storia e mistero, raccontando le vicende di Gabor Adler, agente britannico morto nel 1994 per la libertà di Roma. Una spia britannica incaricata di depistare le truppe tedesche in vista dello sbarco degli Alleati in Sicilia.
«La spia venuta dal nulla è la storia, raccontata attraverso documenti e testimonianze, di un ventenne che negli anni della Seconda Guerra Mondiale sacrificò la propria vita per la liberazione dell’Europa dal nazifascismo. È anche il racconto, nelle memorie dei romani, del 4 giugno 1944, giorno dell’arrivo degli Alleati. Una storia che in filigrana ci parla anche di questi nostri tempi di revisionismi e populismi vari, ricordandoci che la democrazia non è una certezza acquisita per sempre, ma ha bisogno di cura e impegno costanti», racconta Marco Patucchi.
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Un libro tra memoria e mistero
Durante l’incontro, Patucchi ha raccontato la lunga e meticolosa ricerca che ha portato alla luce il volto e la storia di uno dei “martiri della Storta”, un inglese senza nome ucciso dai nazisti insieme ad altri tredici partigiani. La Spia venuta dal nulla non è solo un romanzo storico, ma una profonda riflessione sull’importanza della memoria in un Paese, il nostro, che spesso ha faticato a fare i conti con il proprio passato fascista. La storia di una piccola vicenda individuale, quella della spia, si intreccia con la grande Storia, quella che ha cambiato il destino dell’Italia e del mondo intero.
E proprio come i racconti di Bianchini, che si fondono con la storia di Gabor Adler narrata nel libro di Patucchi che ci riporta a un tempo in cui le strade di Roma erano il palcoscenico di eventi drammatici e cruciali. Raccontando quei giorni, Paolo riesce a trasportarci a Via Tasso dove c’era la sede della prigione voluta da Kapler, nei vicoli della città eterna, evocando le paure, le speranze e il coraggio di una cittadinanza che viveva un momento epocale.
L’incontro con Massimo Giannini e la riflessione sulla democrazia
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All’ultimo incontro presso il circolo PD di Ponte Milvio – un luogo carico di storia, visto che fu la sezione del PCI di Enrico Berlinguer – c’era anche Massimo Giannini, amico di lunga data di Marco Patucchi e firma autorevole del giornalismo italiano.
Giannini ha contribuito con una riflessione sul libro che ne ha firmato l’introduzione, sottolineando l’importanza di preservare la memoria storica in un contesto politico e sociale in cui si tenta di riscriverla, spesso avvicinandosi pericolosamente a posizioni estreme di matrice Trumpiana, lontane dall’europeismo e dai valori che hanno fondato la Repubblica italiana.
Si è discusso di democrazia e memoria, temi che oggi più che mai necessitano di essere difesi con forza contro l’oblio e la distorsione. Paolo, con la sua straordinaria capacità narrativa, si conferma un baluardo contro questa tendenza, ricordando di quando viveva a via La Spezia, nel quartiere San Giovanni, e di quelle ore quando i Panzer tedeschi lasciavano le strade per essere invase della Jeep degli alleati e di come la città e i suoi abitanti abbiano attraversato uno dei momenti più difficili e importanti della storia italiana.
Paolo Bianchini, una vita tra cinema e impegno sociale
Oltre a essere un testimone diretto della storia, Paolo Bianchini è una figura centrale del cinema italiano. Nato nel 1933, ha attraversato con la sua carriera diversi momenti del nostro cinema, collaborando con maestri del calibro di Sergio Leone e Mario Monicelli.
Negli anni ’90, Bianchini ha rivolto il suo sguardo verso la pubblicità, dirigendo oltre duemila spot. Ma il suo legame con il cinema non si è mai interrotto: nel 1997 è tornato alla regia con La grande quercia, premiato in diversi festival internazionali. Il suo impegno, però, non si è limitato al mondo dell’arte.
Dal 2002 è Ambasciatore di Buona Volontà dell’UNICEF, utilizzando il cinema come strumento per sensibilizzare sui diritti dei minori.
Con la casa di produzione cinematografica l’Alveare Cinema crea opere cinematografiche di qualità e promuove attività sociali, con particolare attenzione alla diffusione della cultura audiovisiva nelle scuole. L’Alveare Cinema si impegna attivamente nella formazione dei giovani, creando uno spazio in cui l’esperienza si unisce all’energia delle nuove generazioni, con l’obiettivo di arricchire il panorama culturale e audiovisivo.
Il baluardo della memoria
Oggi, Paolo Bianchini continua a essere un custode della memoria, un narratore che ci ricorda quanto sia importante non dimenticare. Con il suo racconto vivido, ci riporta nei giorni cruciali della storia italiana, quando la libertà non era scontata e il futuro era ancora incerto. Ed è proprio grazie a persone come lui che possiamo continuare a credere in un futuro migliore, fondato sulla consapevolezza del nostro passato.
Un passato che non deve essere riscritto, ma ricordato e tramandato, per non perdere mai di vista quei valori di libertà, democrazia e giustizia che hanno segnato la nostra storia. Paolo Bianchini, con la sua voce e le sue storie, è uno di quei baluardi contro l’oblio.