Potenziare il ruolo dello sport in Italia non è solo una questione di salute e benessere, ma anche un potente volano economico.
Secondo le stime di Deloitte, un incremento del 10% nella pratica sportiva tra la popolazione potrebbe generare un aumento del PIL di ben 34 miliardi di euro nel medio-lungo termine.
Questo grazie a un’impennata della produttività annua, che si attesterebbe attorno all’1,7%, e alla creazione di circa 81 mila nuovi posti di lavoro all’anno. A questi vantaggi economici si aggiunge una riduzione della spesa sanitaria stimata all’1,6%, frutto di una popolazione più sana e attiva.
Queste proiezioni sono emerse durante la presentazione del report di Deloitte, intitolato “Lo sport: settore chiave per lo sviluppo sociale, educativo ed economico del Paese”, realizzato in collaborazione con il CONI.
Ma c’è un aspetto ancora più significativo: lo sport nel 2023 aveva finalmente conquistato il suo posto all’interno della nostra Costituzione, segnando una svolta storica. Dopo oltre 75 anni, all’Articolo 33 della nostra Carta Costituzionale è stato aggiunto un riconoscimento fondamentale:
“La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.
Questo aggiornamento, approvato a seguito di un lungo iter legislativo iniziato sotto il governo Draghi, non solo elevava lo sport a valore costituzionale, ma ha tracciato anche un chiaro impegno per il futuro: lo Stato sarà ora tenuto a promuovere attivamente lo sport, con azioni concrete, a partire dalle scuole.
Se in passato lo sport veniva menzionato solo all’Articolo 117, come materia concorrente tra Stato e Regioni, ora il suo valore educativo e sociale viene finalmente riconosciuto a livello nazionale.
Ma cosa cambierà, concretamente, per lo sport nel nostro Paese? Quell’incremento del 10% nella pratica sportiva sarà il frutto di una politica più virtuosa per cittadini attivi?
Ciò potrebbe tradursi in nuove risorse per l’educazione fisica nelle scuole, più insegnanti qualificati, infrastrutture sportive accessibili a tutti e una maggiore attenzione allo sport di base.
Tuttavia, non possiamo ignorare i dubbi e le sfide che questo cambiamento comporta. C’è il rischio che il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, possa trasformarsi in un “giocattolone privo di contenuti”, se non sarà accompagnato da un piano d’azione serio e concreto. L’attuale sistema educativo italiano, già criticato per il suo scollamento tra teoria e pratica, potrebbe rivelarsi inadeguato senza un intervento politico coerente e deciso.
Per garantire che questo incremento della pratica sportiva non resti solo sulla carta di una società di consulenza, serve un’azione politica concreta, a livello nazionale e territoriale.
Quante promesse abbiamo sentito durante le campagne elettorali? Ma la realtà è che lo sport di base, se adeguatamente supportato, può diventare uno strumento formidabile anche per la coesione sociale, il benessere e ovviamente la crescita economica del Paese.
Non deludeteci questa volta. La società, i cittadini e il mondo dello sport italiano aspettano di vedere risultati tangibili. La promozione dello sport non deve essere solo uno studio di settore, ma una missione collettiva per costruire un futuro più sano, produttivo e unito.