Il Runner di tutti i giorni è un personaggio unico nel suo genere, che fa della corsa non solo uno sport, ma un vero e proprio stile di vita, anche se un po’ stereotipato.
Si alza al mattino presto, affronta i suoi 10 chilometri con un ritmo che non stupisce nessuno, ma per lui rappresenta un rituale sacro.
Questa routine, più che un’attività fisica, sembra diventare un modo per affermare la propria presenza nel mondo dell’amatoriale, quasi a volersi posizionare come punto di riferimento nel dibattito sulla salute e il benessere.
Nonostante un approccio piuttosto monotematico alla vita, dove la corsa occupa la maggior parte del suo tempo e dei suoi pensieri, il podista medio mostra delle contraddizioni interessanti. Il suo sonno è irregolare, il regime alimentare segue logiche personali più che di reale nutrizione sportiva.
La sua immagine è altrettanto peculiare: in estate appare minimalista nell’abbigliamento, in inverno si copre da capo a piedi. E non dimentichiamo le sue divise, un trionfo di colori e sponsor che potrebbe far invidia solo ai ciclisti amatoriali.
Il Runner di tutti i giorni è sempre alla ricerca del miglioramento personale, attraverso fisioterapisti, massaggiatori e osteopati, ma raramente considera l’aspetto psicologico del suo essere atleta amatoriale.
Questo sportivo nasconde una verità più profonda: la corsa è per lui una fuga, un gioco che lo aiuta a districarsi dalle complessità della vita, portando allegria in famiglia e un po’ di sana solitudine.
Raggiunta una certa età, il podista medio affronta nuove sfide: l’apprendimento del padel, la gestione degli impegni sociali serali e la ricerca ossessiva di gare poco conosciute ma riccamente premiate.
Questo è il podista medio: un appassionato di corsa che, nonostante gli stereotipi e qualche contraddizione, porta avanti la sua passione con dedizione e un pizzico di follia.