Stefano Baldini l’uomo, il campione e il coach e quelle scarpe leggere come un filo di riso

Stefano Baldini l’abbiamo incontrato a Rubiera in occasione della prima puntata di “STORIE di MARATONA”, una serie podcast di 4 puntate emozionante che vi porta nel cuore dell’atletica leggera, prodotta in collaborazione con ASICS, partner tecnico della Maratona di Milano

Quando con Simone Cellini dovevamo preparare la puntata eravamo emozionati come bambini prima di una gita, dopo tante interviste e storie di runners avevamo raggiunto un certo equilibrio narrativo, ma davanti al DIO DI MARATONA come titolò la Gazzetta all’indomani della vittoria di Baldini nel 2004 alle Olimpiadi di Atene, le nostre certezze sono crollate più volte.

Immagine durane i lavori di registrazione  – Stefano Baldini e Simone Cellini nel tunnel della pista indoor di Rubiera, il quartier generale di Baldini

Mille dubbi, idee che si alternavano tra una narrazione a tratti scontata o desiderosa di stupire alla fine avevamo capito che lasciar parlare Stefano era la struttura portante ideale.

Sono trascorsi 20 anni esatti da quella medaglia d’oro vinta da Stefano Baldini con l’ingresso per primo nel Panathinaiko.

Un traguardo che gli ha cambiato la vita e un po’ anche quella sportiva di noi tanti appassionati che, da quel pomeriggio sera dell’estate 2004, si sono definitivamente innamorati della distanza Regina.

La sua vittoria porta con sé la “responsabilità del Campione” e con la puntata prodotta per Asics lo abbiamo voluto rimarcare partendo dalla sua storia.

Stefano ci ha portato i suoi cimeli, il TESORO ITALIANO come mi è venuto di definirlo.

Il completino con cui ha corso, indossato per la prima volta quel pomeriggio ad Atene, il pettorale numero 2157, le scarpe, un prototipo prodotto per lui da ASICS per quella stagione irripetibile, con delle caratteristiche tecniche e di design che oggi non sarebbero pensabili ai piedi di un olimpionico.

Il tessuto usato nella tomaia, necessario per ottenere la massima leggerezza, è fatto con un filo di riso e infine lei, la medaglia, il simbolo di ogni campione, il premio più ambito da qualsiasi maratoneta.

Nel trovarmi davanti tutti quegli oggetti ero così emozionato, prendere in mano la medaglia con raffigurato lo stadio Panathenic, dove i Giochi furono riproposti nel 1896. Su un lato è incisa la disciplina dell’atleta. Sull’altro tre elementi: la fiamma eterna accesa a Olimpia e portata nei cinque continenti tramite la staffetta delle torcia; l’apertura dell’Ode all’Ottava Olimpiade di Pindaro composta nel 460 AC per onorare la vittoria di Alkimedon di Aegina nella lotta, e lo stemma dei Giochi di Atene 2004.

Stefano l’aveva appena ritirata dalla cassetta di sicurezza dove la tiene gelosamente custodita, il è ciò che è restato a casa Baldini, poiché molte altri oggetti della sua carriera sono sparsi nei musei dello sport in giro per il mondo (che onore).

Increduli ed eccitati per tanta purezza abbiamo parlato del passato del presente e del futuro, suo e dei ragazzi e le ragazze che allena nel centro di formazione di Rubiera.

Ma guardate il video e sognate ancora un po’ con noi…

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso