Quella di Gino Bartali è una storia sportiva e umana che è stata raccontata tante volte ma che non vorremmo stancarci mai di rileggere.
Oggi più di ieri, in un momento storico dove il cosiddetto paradigma vittimario, ovvero la necessità di trovare chi è la vittima principale della storia sta appiattendo tutto, ogni prospettiva è riletta e ribaltata a scapito di chi è stato perseguitato e vittima nelle strade del mondo.
Gino Bartali è considerato uno dei più grandi ciclisti di tutti i tempi, ha avuto una carriera di successi negli anni ’30 e ’40, vinse tre volte il Giro d’Italia (1936, 1937 e 1946) e due volte il Tour de France (1938 e 1948).
I suoi successi nel ciclismo furono particolarmente notevoli considerando le sfide e le interruzioni causate dalla Seconda Guerra Mondiale.
Durante la guerra, quando la Germania occupò l’Italia nel 1943 e quasi 10.000 ebrei furono deportati nei campi di concentramento, 7.000 dei quali vi morirono, Bartali giocò un ruolo significativo nell’aiutare gli ebrei a sfuggire alle persecuzioni.
Sicuro della consapevolezza che molti dei soldati che presidiavano i posti di blocco erano suoi fan, Bartali usò la sua posizione di messaggero e la reputazione di ciclista per aiutare gli ebrei. Rispondendo alla richiesta del cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa, suo caro amico, Bartali iniziò a trasportare documenti d’identità contraffatti tra Firenze e Assisi dove venivano stampati di nascosto. Per trasportarli usò il telaio della sua bicicletta.
Questo atto di coraggio gli è valso il riconoscimento, nel 2010, a dieci anni dalla sua morte, come Giusto tra le nazioni, dall’Ente nazionale per la Memoria della Shoah,Yad Vashem, di Gerusalemme .
Bartali è ricordato da alcuni solo per il suo supremo talento di ciclista. Ma Bartali è stato molto più di questo, vivendo la sua vita secondo i più alti principi di sportività. Nelle sue stesse parole al figlio Andrea Bartali,
“Se sei bravo in uno sport, ti attaccano le medaglie sulla maglietta e poi brillano in qualche museo. Ciò che si guadagna facendo buone azioni è attaccato all’anima e risplende altrove.”