Quando siamo in gara capita di vedere, davanti a noi, runner che in quel preciso instante camminano, anziché correre.
Atlete e atleti che, seppur allenati, stanno vivendo un momento di crisi, per stanchezza o incapacità di ripartire.
Come si dice in gergo: si “piantano le gambe” e non c’è ragione di riprendere il proprio passo.
Può succedere su ogni distanza, dalla 10 km, alla maratona, passando per le 21 km.
Momenti in cui la fatica prende il sopravvento, tratti di gara in cui sei isolato dal gruppo di amici con cui sei partito.
La cartina tornasole delle nostre crisi sono i ristori dove rallenti per bere e le gambe, poco dopo, non sentono ragione di riprendere il passo perduto.
È capitato a tutti, non è un dramma, non è la Caporetto del podista, ma la prova che in gara può succedere l’imponderabile.
A te che stai correndo al tuo passo, che stai bene, ti dispiace vedere altri come te in crisi. Ti verrebbe di prenderli per mano, parlarci e aiutarli a uscire dal tunnel in cui si sono incuneati i loro pensieri atletici.
Allora basta poco, ti avvicini e li chiami, gli rivolgi una parola, una battuta e vedrai che la reazione, a meno di un infortunio, sarà immediata.
La prassi è certa, poichè nel nostro sport non ci sono posizioni esclusive, tutti affrontiamo prima o poi i medesimi problemi. In queste dinamiche la ripresa del passo, seppur lento, e incerto, sarà un buon viatico per tornare in gara.
Con un gesto semplice, quanto altruista, non subiremo alcuna incertezza e di sicuro, chi aiuteremo, si ricorderà del nostro gesto, che seppur piccolo e veloce varrà come una vittoria.