Ci sono dei momenti in cui emerge forte il desiderio di prendere carta e penna e lasciare a se stessi la possibilità di lasciarsi trascinare dalle emozioni e pensieri.
Perché spesso scrivendo, i pensieri prendono forma e sento che oggi è il mio momento, e le emozioni tornano a scuotermi ancora.
Mi chiamo Deborah e vivo in Texas da molti anni. Un italiana che ha lasciato la sua terra per inseguire un sogno, non è andata come volevo ma pazienza, la vita continua sempre nonostante tutto.
Mi viene chiesto molto spesso cosa mi spinga a svegliarmi tutti i giorni, o quasi, alle 4:30 am per ritrovarmi in una strada a correre al buio, qualche volta in solitudine altre in compagnia.
Non e’ facile rispondere con una semplice frase perchè non rende giustizia alle cose straordinarie che capitano quando ti lasci travolgere da questo sport.
Ma prima capita che ti accadono delle cose che ti lasciano senza fiato e stravolgono la tua vita. Così capito’ a me nel 2016, quando ho avuto la fortuna di avere in grembo la bimba dei miei sogni, che ho tanto desiderato e amato sin dal primissimo momento.
Una fortuna che si è trasformata in una tragedia quando mi e’ stato detto aveva una malattia giudicata incompatibile con la vita e da quel momento in poi la mia vita prende un verso diverso e nulla più sarà come prima.
Per amor suo ho dovuto fare la scelta che nessuna mamma vorrebbe fare, perchè per ciò che mi e’ stato detto la speranza era solo un’utopia. Ho dovuto trovare la forza di interrompere la gravidanza nonostante lei era alla 16esime settimana.
Sono susseguiti giorni dove non mi sono concessa un attimo di riposo. Chiamavo dottori per avere altre opinioni, leggevo storie di donne come me che avevano vissuto lo stesso dramma e soprattutto piangevo.
Ma nulla cambiava lo stato delle cose e dopo una decina di giorni mi presentai in ospedale. Parto indotto iniziato alle 8pm che duro’ tutta la notte perché la trattenevo, inconsciamente non volevo lasciarla andare. Verso le 9 del mattino era lì tra le mie braccia con un’espressione serena in viso, ho quasi pensato stesse sorridendo come a dire mamma adesso sono libera o almeno questo è quello che voglio pensare.
Era incredibile la somiglianza con me, il mio piccolo tesoro era la mia mini me!
L’ho tenuta in braccio solo due ore finché me l’hanno portata via e non ho mai avuto il coraggio di chiedere dove! Per legge non potevo darle una degna sepoltura.
Credo sia la prima volta che racconto i particolari di cosa sia successo a mia figlia esattamente. E’ difficile pensare a quel giorno anche a distanza di anni e ancor più difficile lasciarlo uscire in un foglio in bianco e nero.
E’ come una cicatrice che non si rimarginerà mai ed un pensiero costante, come se mi appartenesse, come se stesse ancora lì tra le mie braccia, come se quel momento sia diventato l’eternità! Oggi, trovo doveroso dover parlare liberamente di questa straziante esperienza per via del diritto all’aborto che viene sempre più messo in discussione se non abolito anche in casi di problematiche come la mia.
Credetemi, è disumano dover arrivare a tanto ma ho dovuto farlo, una scelta dolorosa per amore perché la vita ci insegna che avvolte l’amore non è abbastanza. Una donna deve poter fare la sua scelta liberamente e nessuno dovrebbe avere il diritto di imporre su di noi la volontà altrui, soprattutto quella istituzionale.
Cos’è una legge quando una madre disperata deve subire, oltre alla disperazione del fatto, anche la discriminazione delle istituzioni? Dovrebbe la legge essere a favore dell’uomo?
Una legge senza umanità non ha il diritto di esistere.
Adesso ti domanderai, ma cosa c’entra la corsa con tutto questo?
Eccome se c’entra! Ha a che fare con il dolore e la sofferenza. Cominciai a correre dopo qualche mese dalla sua morte. Non avevo nessuna intenzione di correre ma cominciai a farlo senza rendermene conto.
Avevo preso l’abitudine di andare a vedere il tramonto in un lago vicino casa quando un giorno presa da un momento di rabbia comincia a correre e correre fino a farmi scoppiare il petto.
Quel dolore fisico, quel mettermi sotto sforzo cominciava a diventare un benessere. Continuai a farlo nei giorni successivi, mesi, ed anni fino ad arrivare a oggi. Corro da allora.
La corsa mi ha insegnato a capire e controllare il dolore, non fa più paura, si mescola alla fatica e al sudore.
Ho corso la mia prima maratona solo dopo pochi mesi da quando cominciai a correre. Mi iscrissi pur sapendo che avevo solo corso fino a 10 km e di maratone non ne sapevo nulla. Nella città dove vivevo a Houston, era pubblicizzata con la scritta “We Run for a Reason” e io pensavo al mio di motivo.
Impiegai 5 ore e 57 minuti per arrivare al traguardo ma la sofferenza che ho sentito e’ stato un grande insegnamento.
Ho compreso che c’era tanto da capire attraverso questo sport. Ho compreso soprattutto che ero tenace perché è venuta fuori una forza che non avevo mai visto, credo si chiami forza della vita! Il dolore fa parte della vita e credo nessuno di noi vivrà la sua vita senza mai sentirlo.
Diventa una cosa incredibile quando usi il dolore per trasformarlo in energia vitale. Nella vita molte cose si evolvono con il passare del tempo e così anche il dolore, non bisogna averne paura ma abbracciarlo e sentirlo fin dentro le viscere altrimenti ti schiaccia.
In quel giorno, quando divenni maratoneta, ho dato una possibilità a me stessa di incamminarmi in una strada dove attraverso costanza e determinazione ho raggiunto, e continuo ancora a farlo, la parte migliore di me.
Accade ogni volta che raggiungo un traguardo.
Anche dopo il mio burrascoso divorzio susseguito dopo la morte di Delia! Divorzio dal quale ne sono uscita perdente perché a lui ho lasciato tutto per evitare il continuo di una guerra che toccava in primis i miei figli e lui li usava volentieri!
Un matrimonio tossico e abusivo. Tutto ciò che avrebbe dovuto fare era pagarmi gli alimenti ma ha trovato il suo escamotage e non ho ricevuto nemmeno quelli o solo una piccola parte. Uh, qualcosa me l’ha lasciata ora che ci penso, i debiti per le spese del divorzio.
Ho cominciato da zero in una terra straniera .. senza lavoro .. senza una sola persona accanto che potesse anche solo darmi un abbraccio .. io e basta!
La corsa mi ha insegnato a non arrendermi mai così mi sono buttata a capofitto nell’ambiente lavorativo.
Il lavoro è stato un’ altra valvola di sfogo e dopo tanti no, lavori umili e sacrifici ho finalmente trovato un lavoro che mi permette oggi una vita dignitosa.
Sono ancora in piedi e mi son fatta strada da sola e nulla vale più di questa soddisfazione! Ma la corsa sempre accanto me .. la mia espressione più forte della vita.
Oggi la maratona più veloce l’ho corsa in 3 ore e 37 minuti all’età di 47 anni nella stessa maratona che mi ha cambiato la vita, la maratona di Houston al quale resterò per sempre legata, cosa che mi ha garantito la qualificazione per la Boston Marathon.
Così ho anche coronato il sogno di correre la Boston che è stata magica.
Pensa pure che sono parte del Brooksrunning Run Happy Team qui in USA da già tre anni, io che pensavo la felicità era morta con Delia. Un altro sogno coronato la Chicago Marathon che ho corso solo pochi giorni fa e con questa sono nove maratone corse tra l’Europa e l’America.
Non riesco a contare le mezze maratone perché sono tantissime così come le 10 e le 5k.
Perché mi sveglio ogni giorno alle 4:30am?
Perché è la mia metafora della vita ..
La corsa mi ha salvato l’anima e continua ancora a farlo
Deborah Loreto Pirruccio