Ero a vedere Brunori, nell’Auditorium nessuno sapeva nulla perché non c’era linea. Mentre uscivamo sento una ragazza urlare “La Roma ha vinto 3-0”, un’altra “Nun c’ho linea, nun ce credo”, un ragazzo fa alla fidanzata “Mannaggia a te e a Brunori, che me so perso”.
In realtà non ci credevo neanche io al risultato, ma pochi secondi dopo apprendo da Livescore che è tutto vero, rimango senza parole.
La Roma non gioca una semifinale di Champions da 34 anni, una vita. All’epoca si chiamava Coppa dei Campioni e partecipava solo la vincente del campionato, la finale quell’anno si giocava all’Olimpico di Roma, in casa, nel proprio stadio, contro il Liverpool, furono sconfitti ai rigori.
Una tragedia sportiva.
In 34 anni il mondo è completamente cambiato in tutto, dalla moneta, alla società, fino alla formula del torneo. Capisco la gioia incontenibile dei tifosi, io ho aspettato 23 anni per vedere la mia squadra in semifinale e 30 per vedere alzare al cielo la coppa dal mio capitano, Javier Zanetti.
Non c’è vittoria più bella, non c’è coppa e competizione più emozionante.
Lo sa solo chi l’ha vinta.
La storia della Roma è una storia di sofferenza e di ingiustizie subite, questa è una serata di riscatto che tifosi e città meritano ampiamente.
Decidono il match Dzeko, De Rossi e Manolas, gli ultimi due autori delle autoreti all’andata al Camp Nou, quando si dice il karma.
La magia di questo sport è straordinaria, ti insegna che nulla è impossibile, che mai si è completamente spacciati nella vita, nemmeno davanti ai giganti che venivano da 38 partite senza sconfitta. Chi pensa che sia solo un gioco non ha capito nulla, dentro al calcio c’è tutto il mondo intero. Tra le semifinaliste c’è anche il Liverpool che ha eliminato il Manchester City, ma qui mi fermo.
Un unico rammarico: che in campo non ci sia Totti, ha dato così tanto a questi colori che avrebbe meritato una partita e una notte così.
Tiferò per voi, perché il 17 giugno del 2001 ero allo stadio a vedere Roma-Parma, che sanciva lo scudetto per i giallorossi. Non ho mai visto una festa più bella, non ho mai visto una gioia più grande per questa città. Una cosa è tifare per chi vince sempre, un’altra per squadre che ci arrivano ogni 30 anni. Chi ha sofferto sportivamente ed ha aspettato tanto lo sa.
Oggi dovete essere orgogliosi della vostra squadra, della vostra città e dei vostri colori. Vi auguro vivamente di rivivere una gioia come quel lontano 17 giugno, proprio contro il Liverpool di quel Bruce Grobbelaar e i suoi balletti di merda.
Che lo spirito e la forza dell’Inter del 2010 siano con voi.
“Vamos a gànar, A.S. Roma!! “
Francesco Mollo
(Foto: Michele Ciccarelli)