RUMORI NELLA NOTTE – 3

(segue)

Appena lanciato il Mayday, in dieci secondi rispondono in tre.
Tre skipper che hanno lasciato il caldo delle coperte per precipitarsi al VHF.
Tre equipaggi stretti intorno alle rispettive Radio.
Tre imbarcazioni pronte ad prestare soccorso, nell’immensità dell’oceano.

Dal sistema AIS si verificherà che le imbarcazioni sono tutte nel raggio di 11 miglia.
Charlotte ha una grave avaria ai timoni e l’inasprirsi delle condizioni meteo hanno convinto l’equipaggio ad abbandonare l’imbarcazione.
JK, Magic Dragon e Polygala modificano immediatamente le loro rotte per raggiungere Charlotte.

Durante l’avvicinamento, durato più di un ora, si appura che su Charlotte sono imbarcati in 5, tutti adulti. Le tre imbarcazioni in soccorso si dichiarano disponibili ad imbarcare i naufraghi, ma l’equipaggio di Charlotte preferirebbe imbarcarsi con i connazionali di Magic Dragon. Il che appare più che comprensibile. Chiunque trovandosi in mezzo all’oceano, dovendo essere salvato da sconosciuti e potendo addirittura segliere, preferirebbe imbarcarsi con chi parla la sua stessa lingua (e mangia il suo stesso cibo!).
Ma su Magic Dragon sono imbarcati in 5, con i naufraghi diventerebbero 12, e le riserve di acqua non sono sufficienti per concludere la traversata.
Scatta così una piano di condivisione, che a pensarci fa battere il cuore.
Quattro imbarcazioni, sole in mezzo all’immensità dell’oceano: una viene abbandonata, una accoglie i naufraghi, una è pronta a fornire cibo supplementare (Polygala), una condivide la sua scorta di acqua (JK).

Quando JK raggiunge Charlotte è quasi l’alba, il cielo è ormai chiaro, ci sono 25 nodi di vento e onde di sei metri.
Luca e il suo equipaggio sono tutti in coperta, e a distanza di sicurezza assistono al trasbordo, pronti ad intervenire in caso di necessità.
E vedono Charlotte che cala in mare la zattera di salvataggio, e con il cuore che batte forte per la tensione osservano i cinque membri dell’equipaggio che lasciano la loro imbarcazione, e uno alla volta si calano nella zattera.
Immagino l’emozione quando hanno visto tagliare la cima che legava la zattera a Charlotte, facendo di loro a tutti gli effetti dei naufraghi in mezzo all’Oceano.

E immagino il tipico sguardo compiaciuto che hanno i marinai nei confronti delle manovre ben eseguite, quando hanno assistito alla perfetta manovra del comandante di Magic Dragon, che con quel vento e quel mare è riuscito a fermare la propria imbarcazione in modo da permettere alla zattera di andarsi ad appoggiare dolcemente sulla murata sopravvento.

Uno dopo l’altro i naufraghi salgono a bordo di Magic Dragon, e quando il quinto è tratto in salvo su JK e Polygala scatta un applauso liberatorio. Ce l’hanno fatta!

E mentre spunta il sole in un’alba gloriosa, inizia il trasbordo di acqua, che eseguono filando una cima sottovento con legati i fardelli delle bottiglie. Ma Luca con i suoi decidono di condividere qualcosa in più, e insieme a decine di bottiglie di acqua potabile, assicurano alla cima anche qualche bottiglia di buon vino italiano.

E’ facile portare bottiglie di vino ad un amico, dopo averlo comprato all’enoteca sotto casa.
Ma condividere acqua e vino nel bel mezzo dell’Oceano Atlantico è qualcosa di più profondo.
E’ bello come un abbraccio che degli uomini generosi danno ad altri uomini coraggiosi.
E’ come dire: non ci siamo mai visti, ma siamo fratelli. Abbiamo superato insieme questa notte, e il poco che abbiamo vogliamo condividerlo con voi. Buon vento, Amici.

Quando finiscono le manovre e tutti si sono assestati la radio gracchia di nuovo.
Da Magic Dragon con voci commosse ringraziano i fratelli del mare, e comunicano di essere autonomi ed autosufficenti, e pronti a riprendere la rotta.

Le imbarcazioni ripartono, e per una mezzoretta continuano a navigare insieme, quasi riluttanti a lasciarsi. Un po’ per essere sicuri che sia tutto ok e non ci siano altre esigenze; un po’ forse perché ormai sono legati da qualcosa di profondo, e hanno tutti un po’ di nodo alla gola.

Poi le rotte si separano, pian piano le vele spariscono dietro la linea dell’orizzonte, e intorno a JK rimane solo la sconfinata desolazione dell’oceano.
Ognuno resta in silenzio con i suoi pensieri, cullati dagli scricchiolii che sono la voce sottofondo di JK in questo lasco senza fine.

Ma Luca e i suoi compagni hanno un po’ meno paura, e si sentono forse un po’ meno soli.
In un punto sperduto dell’Oceano, a duemila chilometri dalla terraferma, hanno visto prendere forma e concretezza a quella che troppo spesso resta solo una bella parola, e che se esercitata costantemente rivelerebbe tutto il suo potenziale rivoluzionario: la forza inarrestabile della Solidarietà Umana.

#StorieDaCaffè