Fausto Romano, “Corro da quando” – Confessioni umoristiche di runners come te

Fausto Romano si definisce un “cantastorie”. Diplomatosi in recitazione presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Cinema, Tv e teatro, Fausto è un autore e scrittore.

Suoi i romanzi Grazie per aver viaggiato con noi (Lupo Editore, 2013), Anche i pesci hanno il mal di mare (Alter Ego, 2016), il giallo Ninnanò (Alter Ego, 2019) in lavorazione per diventare una serie televisiva.

Corro da quando – confessioni umoristiche di runners come te (Faust, 2021) è il suo ultimo libro.

Oggi vive tra l’Italia e il Portogallo ed è proprio da questo paese che raccontiamo la sua storia.

Nel dicembre 2019, con alcuni dei compagni di squadra, decide di partecipare alla mezza maratona di Lisbona che si sarebbe svolta nel marzo 2020. Acquistano il pettorale, prenotano il volo, affittano un appartamento per quei giorni e iniziano a sfotterli sul tempo col quale avrebbero tagliato il traguardo.

Fausto lo abbiamo raggiunto al telefono ora che si trova a Lisbona, città che lo aveva sempre affascinato e visto che aveva iniziato a scrivere una storia ambientata tra l’Italia e il Portogallo, decide di far la valigia in anticipo e trasferirsi nella capitale lusitana due mesi prima della gara.

“Avrei corso lungo il Tejo, visitato monumenti, conosciuto gente nuova e scritto il mio romanzo nel caffè che frequentava Fernando Pessoa”. Ci racconta con nostalgia e serenità

Gli appoggiarono la scelta, convinti che la sua permanenza a Lisbona avrebbe permesso loro di trovare un terreno più fertile per qualche avventura romantica. Immaginavano di essere accolti in aeroporto da un pullman di belle ragazze alle quali, correndo sul ponte 25 de Abril, avrebbero dedicato chilometri e sudore.

Mentre parliamo lo sguardo di fausto va fuori dalla finestra, verso quel ponte che – dopo quasi un anno e mezzo a Lisbona – ha solo attraversato in auto. Eh sì, perché pochi giorni prima della gara anche il Portogallo è stato visitato dal Coronavirus e Fausto, senza più pettorale e volo di ritorno, si ritrova prigioniero felice di questo Paese meraviglioso.

La mezza maratona di Lisbona è stata spostata per ben tre volte – per ora è fissata al 21 novembre 2021 – e lui continuo ad allenarsi lungo il Tejo, col vento che arriva dall’oceano e porta con sé tutti i profumi del mondo.

Nella vita di Fausto, di un uomo di spettacolo, regista, attore, autore la corsa è stata galeotta, perché se non avesse mai iniziato a correre, oggi non sarebbe nella città da lui tanto amata.

La sua storia si unisce a quelle racchiuse nel nuovo libro Corro da quando – confessioni umoristiche di runners come te.

Venti confessioni di uomini e donne che da un giorno all’altro si sono ritrovati a correre e la loro vita – bam! – ha preso un’altra strada o, semplicemente, si è cambiata d’abito.

Come sottolinea l’autore: “Corro da quando non è il libro di un runner che si diletta nella scrittura, ma di uno scrittore che si diletta nella corsa. Sono storie di uomini e donne di diverse età, estrazione sociale, credo politico… che, in balia delle loro vite piene zeppe di tutti quegli avvenimenti contrastanti che le abitano e le rendono incomprensibilmente belle, incontrano la corsa e iniziano a usarla come rimedio, come equilibratore, come bussola. Per questo non è solo un libro sulla corsa, ma un viaggio nel quotidiano delle nostre esistenze che osservo sotto la lente dell’umorismo”.

Romano è partito in tour con quello che è un vero e proprio spettacolo-presentazione del libro che, dalla Puglia è pronto a compiere il giro d’Italia, naturalmente di corsa. Mentre sui canali social del libro, sfilano i video di coloro che, come i protagonisti dei racconti, raccontano il loro personale incontro col podismo.

Il libro – con la prefazione del maratoneta giapponese Mo Katerivu – è disponibile in tutta Italia nella versione cartacea e in ebook, acquistabile in libreria, su Amazon o direttamente tramite i canali social del libro

Scherza Fausto e si prende un po’ in giro: “permettimi di indossa- re i miei occhialetti da sociologo per condividere con te una mia semplice analisi sul mondo della corsa. “

Segno dei tempi e misura del valore dello sport nella nostra vita, l’autore, da attento osservatore delle manie altrui, conosce bene come sono le nostre domeniche podistiche.

Uomini e donne di diversa età si alzano all’alba, fanno una ricca colazione, controllano il borsone già pronto dalla sera precedente, calzano le loro scarpe da corsa ed escono come ladri dalle proprie case per infilarsi nelle auto dei compagni di squadra – perché a una gara si va sempre insieme, alternandosi con la macchina, anche se c’è sempre quello che finge che non sia il suo turno.

Quando arrivano nella città della gara, parcheggiano ovunque – sono l’incubo dei “passo carrabile” – e, con qualsiasi condizione metereologica, si mettono in mutande al centro della strada per indossare la divisa della loro società podistica e via a scaldarsi e salutarsi.

«Ue’ Gianni, ma non ti eri ritirato?»

«Ugo, guarda che le passeggiate preparto le fanno a pomeriggio!»

«Belle le scarpe nuove, Nello, ma le fanno pure da uomo?»

Si sciorina così il folto e stantio elenco di battute, di sfottò, di marachelle tra avversari ma che avversari non sono, perché come dice il saggio “se c’è un avversario, cercalo in te stesso”.

La cosa che più mi affascina – Prosegue Fausto nella sua analisi – è che, sotto quel- le canotte dai colori tamarri e quei calzoncini sempre troppo stretti – che agli uomini converrebbe lasciare i “gioielli di famiglia” nel cruscotto dell’auto – ci sono medici, avvocati, elettricisti, operai, preti, musicisti, macellai, militari, falegnami, giardinieri, bancari, baristi, pensionati… ma che, in quelle due orette domenicali, sono sola- mente runners.

L’arcaico, bastardo e nocivo sistema di valutazione dell’altro secondo il lavoro che svolge correndo si annulla e, semmai c’è un giudizio, lo si dà sul tempo fatto in gara o sulla quantità di cibo che si è riusciti a ingurgitare al banco del ristoro.

E non solo ci si sveste del proprio rango sociale, ma per un momento sembra quasi che quei cinquecento uomini e donne abbiano in comune un unico obiettivo: il traguardo. Traguardo che ognuno raggiungerà con un tempo diverso, dato dal proprio corpo, dall’allenamento, dall’età… Si materializza così l’antica e giuliva utopia che vede gli uomini remare verso il bene comune, ognuno dando quel che può.

Non è bellissimo?