Non sono un binge watcher di serie tv, uno di quelli che deve vedere consecutivamente tutte le otto stagioni in un giorno.
Mi piace la qualità, non la quantità; mi piace dare alla storia il tempo di sedimentarsi dopo averla scelta tra le miriadi di serie tv e, ovviamente, mi lascio soggiogare dall’algoritmo di Netflix, il quale ritiene ciò che è più vicino ai miei gusti, pace.
Per noi runner dell’alba il problema più grande è restare svegli anche solo per una puntata da 50’, ma questo è un altro problema.
Dopo tanti anni di storie, film, mini serie tv e vicende vere trasposte sul mainstream delle piattaforme on line resto ancora piacevolmente sorpreso quando, nelle scene all’aperto, ci sono runners sullo sfondo della storia a colorare il ritmo delle riprese.
Spesso la corsa è vista come leva evocativa dei caratteri dei personaggi principali.
Ho visto il film “Sully” diretto da Clint Eastwood, la storia del pilota che nel gennaio 2009 salvò 155 persone ammarando con un aereo di linea sulle acque gelide del Hudson a New York.
L’attore Tom Hanks interpreta il comandante Chesley Burnett Sullenberger, meglio noto come Sully Sullenberger.
La storia è cronaca vissuta, i personaggi più veri del vero, e New York uno scenario perfetto per una vicenda che, se l’avesse scritta uno sceneggiatore, non gli avremmo dato neppure un passaggio su una rete locale.
Invece, ciò che è accaduto è entrato nella leggenda dell’aviazione civile.
Sully, all’indomani del gesto eroico e senza precedenti, cosa fa in una New York gelata come solo sa esserselo a gennaio?
Esce dall’albergo che lo ospita e va a correre. Lasciati i panni del pilota esperto ed elevato a eroe nazionale in poche ore, corre lungo le rive dello stesso fiume su cui poche ora prima aveva fatto l’impossibile.
Ma questo è solo un esempio tra i tanti che costeggiano le serie tv, perché la corsa è la soluzione o a volte anche il catalizzatore di tutto, sia nel bene che nel male.
Agli occhi di un osservatore esterno, di uno spettatore in tv o al cinema è concentrazione, volontà, stile di vita, amor proprio, caparbietà.
E questo gli autori dei film e delle serie tv lo sanno.
Un tempo, nelle scene dei film, vedevi solo gente in strada camminare, o nei parchi persone sedute ad una panchina; insomma erano dei “cartonati”, passivi e senza una specifica funzione se non quella di riempire una scena.
Oggi gli attori principali e le comparse sono attivi e reattivi davanti agli affanni della vita proprio grazie alla corsa.
La fatica non è più un gesto da evitare nella narrazione, ma un aspetto che migliora noi stessi agli occhi del prossimo.
Riteniamoci fortunati, siamo a nostra insaputa dei veicoli di benessere sociale nella vita reale.
Stimolo per chi ci vede dal finestrino di un autobus o nelle nostre scorribande sui social network.
Ma ciò che più conta è che fungiamo da specchio per i nostri figli.
Perché, quando i ragazzi saranno grandi, avranno già visto tutto il benessere che la corsa sa generare e sempre grazie a te basterà mettere le scarpe e vivere la loro corsa con te che li aspetti a casa.
Buona corsa a tutti.