Massimiliano (Rosolino) o Massi, come ama farsi chiamare, è un campione indiscusso da 60 medaglie, un nuotatore eccellente, dallo sguardo fiero e il sorriso profondo.
Nei suoi occhi di ghiaccio si scorge la fatica di tutte le vasche affrontate in una vita da atleta, iniziata sin da piccolo, dove il nuoto non è stato difficile da scegliere.
La cerchia degli sport a disposizione era circoscritta a canottaggio, pallanuoto e nuoto e quest’ultimo, ha avuto la meglio su un bambino indisciplinato che, piano piano, ha compreso come l’impegno e il rigore sarebbero stati i suoi compagni di gioco vincenti.
Ascoltandolo mi sembra di vedere il suo percorso, forgiato ogni giorno con la costanza e la perseveranza di allenamenti duri ed estenuanti che, senza che Massi si sia mai permesso di mollare, lo hanno accompagnato al raggiungimento di tutti i meravigliosi e straordinari obiettivi raggiunti.
Mi racconta che in questo modello di vita non c’è spazio per l’autocommiserazione, è necessario insistere e guardare avanti sempre: mai lamentarsi, mai mollare, anche quando non sei il più bravo, quando non ti convocano in nazionale, anche quando la performance effettuata non coincide con l’aspettativa del training seguito, perché capita.
E poi le Olimpiadi, eccole, il traguardo più ambito, la conferma definitiva che l’atleta è divenuto un Campione! Mi emoziono ripensando al regalo di Massi per l’Italia, a Sidney nel 2000, a quei 200 misti tirati a bestia e finalizzati negli ultimi spettacolari 50 metri di stile libero.
“Senza fiato, per essere vincenti e normali”, perché, mi spiega Massi, “c’è sempre un miglioramento a cui ambire, una rosa in cui essere inseriti per essere normali tra i vincenti”.
Sulla scia dell’umile concetto di normalità appena espresso, che mi ha lasciato attonita, Massi racconta la voglia di modificare sé stesso in meglio, ancora e di nuovo, misurandosi con una passione che qui a storiecorrenti conosciamo bene: il running.
L’ambizione al miglioramento, oggi, spinge il nostro Campione a indossare le scarpe da corsa e a cimentarsi sulle distanze del fondo, tenendo tempi invidiabili che lo vedono esibirsi sotto i 45 sulla 10 km, con l’obiettivo di sfondare il muro dei 40, ma soprattutto ad ambire al traguardo della distanza regina, la Maratona.
Mi spiega come la corsa lo abbia conquistato e di come siano proprio gli allenamenti più impegnativi, in pista e su strada, ripetute e salite, che lo appassionano di più.
Mi colpisce la semplicità con cui Massi si mette ancora in discussione, e la determinazione con cui cerca nuovi traguardi.
La fatica sembra non esistere e credo che si sia ormai dileguata nel piacere di essere prima di un atleta che è divenuto Campione, un uomo innamorato dello sport.
In fondo, mi insegna Massi, ognuno di noi dovrebbe cucirsi addosso un vestito sportivo che cadenzi la propria vita, che dia disciplina e rigore, che imponga un ritmo sano e una irrinunciabile euforia di vivere la vita nella sua più totale pienezza.
Ecco quindi che, mentre gli stringo la mano e lo ringrazio per la piacevole chiacchierata vedo, lampante, il suo vestito di uomo normale nell’eccellenza dello sport.
Un vestito che lo spinge come ogni vero Campione a sognare e ad afferrare la vittoria, intesa come quel trionfo usuale nella rosa di chi vuole essere migliore.
Chiara Agata Scardaci