Ogni volta che siamo alla fine di una gara e spingiamo sull’ultimo maledetto chilometro, è bello venirsi incontro.
Sono atleti dai fisici asciutti e reattivi, allenati con qualità e che sanno sfruttare al meglio ogni spinta.
Li vedo e il primo pensiero è sempre lo stesso:
”cavolo questi hanno già finito, una gara piena di salite e stanno defaticando allegramente”…
Sì perché quelli forti, gente che sta sotto i 40’ sui 10k, dopo il traguardo sono così bravi da fare un lavoro completo. A noi non resta che spingere ancora un metro e tornare a casa, sani!
Poi, mano a mano che accorcio la distanza verso il traguardo, non ci sono solo i ghepardi del running a venirsi incontro, ma anche atleti come me, più veloci certo, ma con la stessa stoffa di chi ama la fatica.
Sono la categoria più bella tra tutte, che corrono verso qualcuno che sta chiudendo la gara.
Venirsi incontro lo considero un gesto bellissimo, dove si confondono e si incontrano amore e sostegno, amicizia e rispetto.
Non conta se sei uomo o donna, sono storie di atleti e atlete che hanno condiviso un percorso di formazione sportiva, di allenamenti intensi che li hanno tenuti vicini ma ognuno con il proprio passo.
Solo in gara si delineano le strade e i tempi ma non del tutto, perché dopo il traguardo, ecco che l’alleanza torna a fare da sostegno reciproco.
“Oggi vengo io verso di te, domani farai lo stesso con me”.
E’ uno stimolo a non mollare, ad essere attesi e ad attendere quella faccia cotta dalla fatica.
Non è tirare la volata finale ma attendere per dire ancora una volta …”dai cazzo che ce l’hai fatta”.
Parole che diresti solo ad un amico, ad un amore, a chi vuoi bene e sai dirle senza essere offensivo o fuori luogo.
Perchè nella running c’è una legge non scritta che approviamo tutti dal momento in cui indossiamo il pettorale: io rispetto te perché sei come me nella fatica, dal primo all’ultimo arrivato.
Allora amici continuiamo a venirci incontro, perché è un segnale importante. Un simbolo sociale e sportivo.
Se solo riuscissimo a farlo nella vita verso chi, la vita stessa, li ha messi un po’ dietro di noi avremmo vinto tutti ogni giorno e non solo in gara.