Quel coso lì

Se credete che correre sia sempre piacevole non avete corso per un’ora di seguito su un tapis roulant. Da poco sono tornato in una Virgin. Tutto bello è…!? comodo, pulito, funzionale, sempre aperto, sempre tutti carini e sorridenti.

Per noi che allacciamo le scarpe e facciamo sport ovunque è la panacea a tutto ciò che ha a che fare con l’esercizio fisico. Puoi passare lì dentro una serata intera fino a che non ti cacciano e torni a casa soddisfatto di ogni centimetro muscolare messo in azione.

Ma c’è quel “coso” lì che ti aspetta in sala fitness che non ha senso. Ci sto provando ad instaurare un rapporto, perché il maratoneta seppur scarso che è in me non può vederlo e non provare a metterlo a tacere.

Come per dire “ehi cicco io ho più maratone di quanti chilometri ti fanno girare ‘sti fighetti da sala bim bum bam…

Vabbè, una volta cessate queste esaltazioni da podista vecchia maniera provo a correrci sopra perché, come dico sempre, aiuta a correggere la postura, con il caldo a 37 gradi è ancora più utile e se devi fare dei lavori di potenziamento in sala pesi è il miglior riscaldamento.

Poi però, se ci sali sopra e non scendi prima di 60 minuti, non puoi sperare di instaurare un rapporto anche di sola amicizia.

Il tapis roulant è una bestia che non lascia alcuna speranza: si odia o si accetta così come è.

Ce la metto tutta, abbigliamento ridotto al minimo. Borraccia d’acqua, asciugamano, musica in cuffia. Imposto il lavoro con 5% di pendenza, per cercare un po’ di propulsione, altrimenti se lo tieni basso ti basterà saltare sul posto, in un corsa che alla fine è un trotto.

Simulare l’avanzamento come se fossimo in strada non è facile. Siamo abituati, noi a muoverci e non ad avere la strada che si muove sotto di noi, ci piace correre con il vento in faccia e il sole che brucia, ma vabbè per queste cose possiamo anche aspettare pur di strappare un allenamento in giornata.

Il problema di questo “coso” che gira è la testa che proprio non lo segue. Devi essere un asceta, importi un traguardo mentale, lavorare su fattori interni che di solito non agiscono durante la corsa all’aria aperta.  Il segreto è avere una visione distorta della realtà, immaginare di essere altrove, creare una corsa virtuale e così avrai quanto di più vicino alla realtà che vorresti vivere.

Nel frattempo ecco la difesa da podista esperto: cambi play list, metti rai uno sul grande monitor che ti accende la faccia divorata dal sudore, bevi, cammini, sbuffi, alzi e abbassi le braccia, ripensi ai video che fanno milioni di click sui social di gente che fa delle figure di merda atomiche cadendo rovinosamente stando al centro della sala, come te adesso, che sei un criceto zuppo, che a ridosso dei 60 minuti spinge STOP ALLENAMENTO, cerca una fontanella, un gradino su cui allungare i polpacci che scoppiano e il sorriso di un amico per dirsi…

”oggi è stato bellissimo correre con te”.

Ma lui il “coso” invece tace, non risponde, si asciuga le spalle, ti ha strattonato, si è scrollato di dosso l’ennesimo tipetto da sala pesi che ha provato a metterlo a tacere. Se n’è fregato delle tue maratone, del tuo triathlon e riprende lento il passo con la signora che sta aspettando il suo turno, serena, felice e di certo meno presuntuosa di te.

AVVIO ALLENAMENTO.

 

 

 

Marco Raffaelli
Appassionato dello sport e di tutte le storie ad esso legate. Maratoneta ormai in pensione continua a correre nuotare pedalare parlare e scrivere spesso il tutto in ordine sparso