Chi è Valentina Petrillo? È un’atleta paralimpica italiana che ha segnato un primato per le persone transgender nello sport in Italia.
È nata a Napoli il 2 ottobre 1973. In giovane età, inizia a praticare atletica leggera, ma è costretta a fermarsi quando le viene diagnosticata la sindrome di Stargardt, che le causò l’ipovisione. Dopo aver terminato gli studi a Bologna, Valentina entra a far parte della Nazionale di calcio a 5 per ciechi dell’Italia. A 41 anni, decide di riprendere a correre e vince 11 titoli nazionali nella categoria maschile di atletica leggera paralimpica.
Valentina corre veloce, corre più veloce dei pregiudizi.
E nel 2019 intraprende un percorso di affermazione di genere, grazie al supporto dell’associazione Gruppo Trans APS, e inizia a farsi chiamare invece che Fabrizio, Valentina.
Nel settembre 2020 partecipa per la prima volta nella categoria femminile ai campionati italiani paralimpici di atletica leggera, segnando un momento storico per gli sport paralimpici in Italia.
Sebbene esistano ancora dei preconcetti sulla questione, Valentina Petrillo può gareggiare come donna perché rientra nei parametri dell’eleggibilità per atleti transgender “he to she” fissati nel regolamento della World Athletics. Questi parametri richiedono una concentrazione certificata di testosterone inferiore a 5 nmol/L per 12 mesi continuativi.
Queste norme le consentono di competere nelle categorie femminili, nonostante non si sia ancora sottoposta all’operazione per il cambio di sesso.
Nonostante le sfide legate alla sua ipovisione, ha stabilito record nazionali nei 200 metri T12 e nei 400 metri T13.
La storia di Valentina Petrillo è raccontata nel documentario “5 nanomoli – Il sogno olimpico di una donna trans”, prodotto dalla Ethnos Film in collaborazione con l’associazione Gruppo Trans.
Lo sport è di tuttə.
E’ al centro di un acceso dibattito riguardo alla sua partecipazione nella categoria femminile e sotto continui attacchi social. Infatti molte atlete hanno sollevato dubbi sulla correttezza del confronto sportivo con Petrillo.
La sua struttura fisica e biologica maschile potrebbe conferirle vantaggi atletici rispetto alle atlete biologicamente femmine.
Le polemiche hanno portato a discussioni sulla discriminazione nei confronti delle donne nel mondo dello sport.
Durante i Campionati italiani master indoor ad Ancona, un comitato di 30 atlete ha inviato una diffida alla FIDAL riguardo all’ingresso di Valentina negli spogliatoi femminili a causa dei suoi genitali maschili.
Le posizioni critiche sui social media hanno portato a insulti e minacce, costringendola a rinunciare alla partecipazione ai World Masters Athletics in Polonia per motivi di sicurezza.
E nonostante il progresso, le persone transgender affrontano ancora ostacoli e pregiudizi sia nella società che nello sport.
Ma la sua partecipazione alle competizioni ha sicuramente aperto la strada per una maggiore inclusione e consapevolezza riguardo alle sfide che le persone transgender affrontano ogni giorno nel mondo dell’atletica e oltre.
La storia di Valentina Petrillo è apparsa in tantissimi articoli e trasmissioni televisive in Italia e all’estero e la sua coraggiosa sfida ai pregiudizi è di ispirazione per molte persone.
“Si, c’è ancora bisogno che io mi esponga e che parli di questi temi. Solo così si può aiutare una società a crescere”
Parteciperà ai giochi paralimpici di Parigi 2024 nei 200, 400 categoria T12 vestendo i colori del suo Paese, nonostante tutto. Col sorriso e con la voglia di vincere ancora una volta.