Sono le 2.20 di lunedì notte e sto girando da solo per Manhattan, con il volto acceso dalle luci colorate e i suoni delle sirene che mi frullano tra mille pensieri.
Sono uno degli oltre 50.000 che ha finito la maratona di NY, sto su Lexington Avenue ma non sono il solo a provare a fare ordine di tutto quello che ho vissuto in questi giorni nella città che non dorme mai.
L’amico con cui sono partito da Roma è in albergo che dorme inebriato e beato, felice come un bambino e la medaglia sul comodino.
Ieri sera, dopo il secondo giro di birre, ha detto che mi vuole bene e che grazie a me ha corso la gara più bella della vita sua.
New York è così, ti porta a vivere un’esperienza unica al mondo.
Il nostro amore per NY è inspiegabile, o meglio è in linea con la nostra sana anima competitiva che avvertiamo sulla pelle quando puntualmente, al ritorno di chi l’ha corsa gli chiediamo:“ quanto ci hai messo?”.
Questa città è terra di contrasti anche nel running, per quelli che si professano contro tutto e si impongono con un “ah io a New York mai”, e chi invece ci torna ogni anno.
Si può dire tutto il bene e il male del mondo sulla macchina mangia soldi, sull’indotto che fa numeri da capogiro e sul business del running ormai senza misura.
Ma resta il fenomeno sociale che mette tutti sullo stesso piano, la forza più democratica del mondo davanti alla quale siamo tutti uguali, almeno per 42.195 metri.
Nonostante la fatica per arrivarci su quel ponte, nonostante il jet lag, le visite guidate, gli amici da incontrare nei giorni precedenti in pratica cammini tutti i chilometri che correrai in gara.
Ho atteso questa maratona come un bambino aspetta babbo natale solo che qui è già Natale, così tra negozi sulla Fifth Avenue, i negozietti a Soho e al Village la carta di credito ha dato il meglio di sé tutta la settimana.
La vita del maratoneta in trasferta a New York è di una bellezza appagante, tu sei sempre sveglio con lei, e nel frattempo, corri, mangi, sogni e barcolli ma non molli in un tour de force che un supereroe in volo tra i grattacieli se lo sogna.
Quanto ho vissuto su quei 42 km sarà per sempre, le vibrazioni di 50.000 come me, sentire l’abbraccio de milioni di tifosi lungo le strade vale ogni sacrificio, levataccia fatica affrontata fino a qui.
Compreso l’amico mio che si sveglierà all’ora di pranzo con una fame da lupo e il sorriso di un maratoneta felice.
Grazie NY