Nel quartiere in cui abito, poco fuori Milano, c’è da sempre un campo di calcio. Nello stesso quartiere hanno abitato per molti anni Raimondo Vianello e Sandra Mondaini.
Molti sanno che Raimondo era un grande appassionato di calcio. Oltre a seguire assiduamente quello di alto livello, lo ha sempre praticato.
Un giorno, era già intorno alla settantina, passò dal campo di calcio del quartiere e vide che c’era gente che giocava.
Erano tutti giocatori “di esperienza” residenti nel quartiere che, arrivati a una certa età, non avevano perso l’abitudine della partitella settimanale.
Si informò e gli dissero che il sabato mattina era il benvenuto per unirsi al gruppo. La cosa gli piacque.
Il sabato successivo tornò in maglietta e pantaloncini.
Nonostante l’età avanzata e la scarsa mobilità, se la cavava ancora.
In più, essendo un personaggio celebre, tutti gli altri usarono nei suoi confronti un certo riguardo nel giocare, evitando di essere aggressivi o di far valere gli anni in meno.
Un comportamento da gentiluomini che fin da quella partita diede vita a veri e propri sketch comici in campo, esattamente come quelli di cui Raimondo era protagonista in TV.
Raimondo tornò al campo il sabato successivo. E poi quello dopo e quello dopo ancora.
Per i “calciatori senior” del quartiere diventò semplicemente “Rai”.
Rai ha giocato in quel campo tutte le settimane per 15 anni, fino a poco tempo prima di scomparire, nel 2010.
Arrivava per primo, ogni sabato mattina, puntuale come un orologio. Portava lui le maglie pulite per tutti: i gialli da una parte, i rossi dall’altra.
Con qualsiasi tempo, pioggia, gelo, caldo soffocante. A partita conclusa raccoglieva le maglie per portarle a casa e farle lavare, pronte per il sabato successivo.
Due anni prima della sua scomparsa un sabato mattina passai dal campo. Ero attrezzato per una partita di campionato che dovevo giocare lì dopo di loro. Non sapevo di Vianello. Sapevo solo che abitava da noi, ma non che giocasse. Erano dispari e mi conoscevano.
Mi chiesero di giocare con loro. Io dissi “Certo. Ma voglio giocare con Raimondo”.
Mi accontentarono.
Gli dissi: “Perdonami, ti vedo in TV da quando avevo 4 anni, ma in campo, lo sai benissimo, ci si da del tu !“
Lui mi fece: “Certamente ! Dove giochi ? Riesci a farmi qualche assist per farmi segnare ?“.
“Ci provo“.
Giocammo la partitella. Raimondo in attacco, io a centrocampo. Gli passavo la palla esattamente sui piedi. Lui camminava.
A volte la prendeva, a volte no. Poi veniva da me e mi diceva:
“Guarda che il passaggio era lungo !“
E rideva. Io gli rispondevo: “Il passaggio era giusto. Devi scattare !“
Fece un gol.
A fine partita rimanemmo a chiacchierare di calcio e ovviamente non mancò di fare qualche riferimento divertente a sua moglie.
Esattamente come in TV, sempre ironico, sempre con il sorriso sulle labbra.
Era il 2007, aveva la bellezza di 85 anni.
Raimondo è scomparso nel 2010. Pochi mesi dopo anche sua moglie Sandra. Per i due funerali fu allestito un palco di fronte alla chiesa del quartiere, esattamente sul campo di calcio in cui aveva giocato per tanti anni.
Quel campo si chiama oggi “Raimondo Vianello”.
Gioco spesso nel week-end al Vianello e quando lascio la tuta sulle panchine penso spesso a quella fantastica giornata in cui ho giocato con un calciatore di 85 anni.
Ho conosciuto un uomo speciale che nella vita si è fatto stimare e voler bene da tutti.
Una sola giornata, un esempio per tutta la vita.
Quando oggi vedo certi ex giocatori di alto livello, magari anche ex campioni, che a 39 anni pesano 100 chili e non muovono più un muscolo, penso sempre a Rai.
E capisco la differenza tra uno che dello sport ha fatto solo una professione e uno sportivo vero che lo ha amato per tutta la vita.
Gianfranco Giacomo D’Amato