Un bel regalo di Natale: finchè c’è corsa, c’è amore…

È decisamente frustrante quando hai una grande passione e vuoi condividerla con il tuo compagno che, ostinato come un mulo, si rifiuta anche di tentare.

Lui accetta di buon grado i miei racconti e gioisce dei miei risultati, ma spesso e volentieri temo che lo faccia nel vano tentativo di neutralizzare la mia pervicacia.

Lo scorso anno ha perfino accettato di partecipare al Summer Camp in Trentino per accontentarmi, pur specificando che lui è un “non runner” e che non avrebbe corso nemmeno sotto tortura.

Inutile spiegargli che lui ha il fisico perfetto per correre, che la sua postura è delle migliori, cosa per cui lo invidio profondamente, il nostro mulo parlante continua imperterrito a rifiutarsi.

A volte penso che io e lui siamo la replica perfetta del dialogo tra Lucariello e Nennillo in “Natale in casa Cupiello”. Io sono Lucariello, il padre che illustra con dovizia di particolari le meraviglie del presepe e quindi le gioie della corsa, i suoi benefici sull’umore, sullo stress, sul suo apparato circolatorio e lui mi lascia parlare, sembra quasi ascoltarmi quando annuisce divertito per poi concludere con un

“No. Nun me piace ‘a Maratona!”

Io non demordo e continuo con le mie descrizioni delle grandi emozioni che si provano nel preparare una gara, lunga o corta non importa, perché conta l’impegno, ma lui niente, mi sbeffeggia come Nennillo, quando il padre gli dice:

“Ma il Presepio è una cosa seria!”

E lui risponde serafico

“Una cosa seria con l’enteroclisma da dietro?”

Ma io sono tenace. Come un cane attaccato al polpaccio perché so. So quanto sono stata bene quando ho cominciato a correre, quando mi mancava il fiato e tutto sembrava perduto, ma poi tornavo a casa ed ero così stanca che perfino i brutti pensieri non trovavano la forza di fare capolino nella notte.

Dormivo come un angelo e recuperavo la voglia di vivere, di sorridere, di essere felice. Ora tocca a lui.

Questo Natale, tanto per rimanere in tema, mi ha fatto un gran regalo, mentre ovviamente io gli ho tirato l’ennesima freccia.

Di solito le donne si fermano davanti alle gioiellerie e con gli occhi a cuore esclamano

“Amore!!! Guarda che bello!! Come luccica!! sembra fatto apposta per me!”

…roba da far impallidire una gazza ladra. Io no. Io apro Amazon nella settimana del black friday, scrivo Garmin sulla stringa di testo della ricerca e faccio la stessa scena.

“Amore!!! Guarda che bello!! è del mio colore preferito e mi starebbe così bene, ma dopotutto il mio è ancora nuovo, può tirare avanti ancora per qualche anno, con quello che l’ho pagato poi…è anche un ricordo, visto che l’ho pagato con i soldi dell’acconto di un lavoro. L’ho comprato tutto da me.”

Io invece faccio impallidire la piccola fiammiferaia.

Di solito è sordo al mio canto del cigno, ma stavolta era troppo fiero del regalo di Natale che mi aveva comprato, al punto da farmi venire un ragionevole dubbio.

No, non è possibile. Ma se fosse così, potrei dargli il mio cardiofrequenzimetro e viene da se che posso regalargli…la corsa.

Per correre non servono molte cose.

Un paio di buone scarpe e una guida per imparare a non farsi male.

Ho tutto. Posso procedere. Mi odierà, ma lo giuro che sarà l’ultimo tentativo.

Con questi pensieri in testa esco di casa fingendo di andare da mia madre e mi reco al mio negozio di fiducia. La marca me l’ha indicata Wonder Coach, conoscendo il tipo e avendolo visto correre per 100m con il suo occhio di falco non poteva sbagliare.

La sola incognita era il colore.

Qui sono io che non posso sbagliare perché se io sono l’unicorna dai sette colori, lui è il grigio.

No, non sto scherzando, a lui piace il grigio, insieme al blu e al nero. Praticamente un prete.

Chiamatelo destino, chiamatelo fortuna, chiamatelo come vi pare, ma io quel pomeriggio a pochi giorni dal Natale ho trovato le scarpe grigio prete con un tocco fluo così impercettibile da risultare come la mia firma sul lato della scarpa.

Perfette.

Il 50% dell’opera è compiuto. Manca l’altra metà, ma mi serve un complice.

Quando si tratta di corsa ho una sola complice. Wonder Coach.

Le scrivo immediatamente chiedendole se era possibile regalargli delle sedute di avviamento alla corsa.

Si è entusiasmata insieme a me!! quanto me!! Oserei dire più di me!!

Salvo ovviamente dare la colpa a me della brillante idea al loro primo incontro post natalizio, ma tanto si sapeva già e io non potrei essere più felice.

Arriva la sera della vigilia di Natale.

L’albero è acceso, la tavola è pronta e scintillante, sotto l’albero campeggiano tutti i regali per lui e per mia madre.

Ho mascherato il mio piano diabolico dietro un paio di pantofole camouflage che insieme al grigio, al blu e al nero è il quarto colore di tutto il suo corredo e un vinile di Otis Redding.

Apro il mio pacchetto e trovo l’inaspettato. Il mio pianto greco aveva smosso il suo nobile cuore, nella scatola trovo il mio Garmin nuovo di pacca bianco e oro rosa, quello dei miei sogni.

Sono morta e rinata nel paradiso dei runners, o meglio, in quello delle runners donna. Tante funzionalità in più rivestite a festa nei colori che desideravo.

Mi commuovo, lo abbraccio e lo bacio, ma improvvisamente mi sento una bastarda.

Lui mi ha regalato quello che più desideravo mentre io non ho trovato niente di meglio che un biglietto di sola andata per l’inferno dei sedentari.

Sono stata cattiva. Molto cattiva.

Tuttavia l’ho fatto per il suo bene perché so quanto gli farà bene.

Calo il mio poker d’assi che in effetti è solo un bluff.

Gli porgo la scatola con le scarpe. È sorpreso da tanti regali. Scarta impaziente il suo pacchetto e vede la scatola azzurra.

“Scarpe…Che bello…Le volevo comprare”

Accenna un sorriso più simile ad una colica, mi abbraccia e mi ringrazia, ma non è finita, così prendo la busta con il buono. Non sorride più. Mi fa una domanda.

“Ma è una tua idea, o di Wonder Coach?”

Non mi resta che confessare sperando nella clemenza della giuria. È stata una mia idea. Scoppia a ridere, mi guarda con dolcezza e mi dice

“tu non ti arrendi mai!”

No, io non mi arrendo mai.

Ludmilla Sanfelice

 

Ludmilla Sanfelice
Un giorno senza sorriso è un giorno perso. Non importa quanti pesi portiate sulle spalle, la vita è un battito di ciglia e va vissuta in ogni istante. Come l’ho scoperto? Allacciando le scarpe e cominciando a correre. Run Lud Run! Ogni giorno una nuova storia aspetta di essere raccontata.