Questa mattina ti sarai già allenato o hai in programma di andarci prima che venga sera. Forse ti stai già sentendo in colpa per non poter rispettare il tuo allenamento, il tempo che a volte sfugge via o perché sei stanco per i mille altri impegni.
Il percorso evolutivo che ha fatto il podismo in Italia è figlio di un’alleggerimento di questa spinta a correre a tutti i costi nel suo complesso. Siamo più lenti ma siamo di più a correre.
La visione della corsa come performance sta lasciando la scena a un approccio che vuole i runners come parte di un movimento che esalti la partecipazione a qualsiasi passo.
Abbiamo ben compreso che non ci sono giudici di nulla e che i fautori del “QUANTO CI HAI MESSO?” stanno diventando sempre meno.
Il nostro mondo sportivo deve essere il portatore di una capacità progressiva funzionale al benessere.
Se corri a 4’30” al km non sei un campione.
Se corri a 2’30” al km sei un campione.
Il resto sono solo chiacchiere da bar e io che corro come mi pare non dovrei essere giudicato da nessuno.
“TI SEI DIVERTITO?” questa è la domanda che dovrebbe essere scritta negli statuti delle squadre, perché siamo degli amatori, tutti, nessuno escluso, e amiamo davvero questo sport, la fatica che ci procura, la capacità di adattamento alle giornate no o alle gare fatte per stare insieme.
Il resto non conta.
Correre serve a stare bene soprattutto con sé stessi, poi con il prossimo, a qualsiasi passo.
Buone corse amici.
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