Che cos’è il teatro?
“È quel luogo dove tutto è finto ma niente è falso” avrebbe risposto il grande maestro Gigi Proietti.
Dal punto di vista etimologico sappiamo che è una parola che deriva dal greco θέατρον, “luogo di pubblico spettacolo”, dal verbo θεάομαι, “osservo”, “guardo”.
In sostanza si tratta di un insieme di differenti discipline che si uniscono e si concretizzano nell’esecuzione di un evento spettacolare dal vivo.
Tutti noi, aimè, negli ultimi due anni, a causa della pandemia, abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la mancanza di eventi legati alla condivisione sociale e, sia per quel che riguarda lo sport che per quel che concerne l’arte, quest’assenza ha creato un vuoto pesante, un vuoto enorme.
Se ci soffermiamo un attimo a riflettere non potremo fare a meno di notare che, dopo l’avvento della televisione, dei social e dei vari mondi virtuali, lo sport ed il teatro sono rimasti fra quei pochi momenti di confronto dal vivo fra le persone, di aggregazione, di scambio.
Un’occasione per sentirsi parte di una comunità che supera qualsiasi tipo di barriera e di discriminazione, una comunità dove si è tutti uguali.
Difatti, quando entrano in gioco le emozioni non c’è età, etnia o estrazione sociale che tenga.
Mi spiego: quando si assiste ad una partita di calcio, quando si condivide una maratona, quando si ascolta un bel concerto o quando ci si commuove per una storia ben raccontata, ogni pregiudizio decade.
Al centro dello spettacolo dal vivo c’è sempre l’uomo, il suo talento, la sua storia compartecipata con chi lo guarda, con chi fa il tifo per lui, con chi lo applaude.
Ma c’è molto di più. Un attore, in fondo, non è che un atleta del cuore, e un atleta non è che il protagonista del campo da gioco; un palcoscenico in cui può monologare oppure fare gioco di squadra, a seconda delle differenti discipline.
L’essere un attore o uno sportivo implica, in entrambi i casi, una scelta di vita totalizzante.
Una scelta che richiede allenamento, disciplina, studio, sudore, ascolto nei confronti dei colleghi.
Il talento va coltivato, sgrezzato, indirizzato e potenziato continuamente. Ogni volta che si va in scena o che si va incontro ad una performance la pressione è tanta e richiede un vero e proprio salto nel vuoto.
Testa, tecnica e cuore: questi sono gli ingredienti fondamentali per una buona riuscita sportiva o artistica.
In un contesto in cui la competizione è alle stelle, non tutti riescono sempre a tagliare il traguardo. Non è soltanto una questione di forza mentale o fisica, ma di vera e propria vocazione.
È un fatto di fame, di fuoco sacro, di fede anche. Credere in qualcosa di più grande, che in un certo senso, attenua la caducità umana facendo sentire ad un atleta/attore, anche se solo per un istante, di essere come un dio.
Inoltre, come ogni spettacolo o partita che si rispetti, c’è sempre bisogno di un grande allenatore o di un bravo regista che governi le fila della scena.
Lo sguardo esterno è fondamentale: uno specchio che ci rimandi un’immagine più oggettiva di noi stessi, nel bene e nel male.
Un grande atleta e un grande allenatore formano una grande squadra, una famiglia a volte.
Già, perché c’è qualcosa di ancestrale e di magnetico nei due fra i più vetusti signori della storia, qualcosa che lega, che accoglie, che sa di casa.
Possiamo dirlo sembra ombra di dubbio: lo Sport e il Teatro sono parenti!
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Agnese Fallongo è tornata in scena alla riapertura dei teatri.
Prossime repliche di
“Fino alle stelle” di e con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, regia di Raffaele Latagliata:
3 nov. Casalpusterlengo
12 nov. Ortona a mare
13 nov. Calenzano
14 nov. Mantova
20 e 21 nov. Sambuca di sicilia
7 dic. Venaria
17 dic. Gradisca d’Isonzo
Prossime repliche di
“Letizia va alla Guerra” di Agnese Fallongo con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo, ideazione e regia di Adriano Evangelisti:
26 e 27 nov. Padova
28 nov. Mantova