Supereroi, istanti perfetti e drammi sportivi, anche per Clark Kent

Quando ero piccolo, il mio supereroe era Clark Kent. Con quegli occhialoni goffi e l’aria impacciata, non era altro che la maschera dell’uomo più forte di tutti: Superman.

Ero affascinato da Clark fin dalla sua giovane età, quando al college correva più veloce dei treni all’orizzonte e affrontava i bulli durante le partite di football, lanciando la palla a velocità stratosferiche.

Se dovessi scegliere un alter ego podistico con pettorale, mantello e mutandoni, Superman batterebbe tutti.

Semplice, no?

Eppure, immagino Clark Kent partecipare a una gara dura, magari senza allenamento anche se lui è sempre allenato, che, come la sua kryptonite, lo riporterebbe con i piedi per terra, facendolo ritirare o peggio ancora… cadere.

L’evento che lo ridurrebbe a un comune mortale, senza poteri, proprio come accade a tutti noi quando affrontiamo le sfide che mettono alla prova i nostri limiti.

Ci sono stagioni in cui ci sentiamo invincibili, con tendini e muscoli degni del pianeta Krypton, anni di perfezione podistica. Ma la verità è che correre significa anche accettare che il tempo cambia, e con esso la nostra forza,

Così, continuiamo a sognare di essere supereroi delle fatiche quotidiane, tra allenamenti, famiglia, lavoro e amici.

Ma la vera sfida è rispettare noi stessi, ascoltare i segnali del nostro corpo e comprendere cosa sta accadendo, senza trasformarci nell’ombra sbiadita di Clark Kent.

Ovviamente vale anche per Wonder Woman
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