Storiecorrenti – Per uno sport autistico

Cari lettori di Storiecorrenti, come promesso al termine dell’ultimo mio articolo, dopo avervi raccontato delle percezioni che vivo camminando nei boschi, oggi ribalto la percezione e per la stessa situazione di cammino nel bosco vi descrivo le sensazioni che recepisco dal dentro di me.

La prima in ordine di tempo, quando mi addentro nel bosco riguarda il mio respiro. Mentre cammino tra i miei amati faggi altissimi, mi piace molto concentrarmi sul mio respiro. Nel bosco, l’aria è diversa e dona una sensazione nuova partendo già dalle narici. È un’aria che percepisco leggermente più fresca, umida e pura rispetto a quella che c’è nei prati fuori dal bosco.

Mi piace molto concentrarmi su queste situazioni e più mi piace fare attenzione all’aria che respiro, più mi sembra che quella è proprio l’aria del bosco e quindi il bosco si può respirare ed io lo sto respirando.

Dopo un po’ che respiro il bosco, la sensazione muta e comincio a percepire che il respiro è una osmosi ed anche il bosco respira me. Attraverso la mia respirazione, io ed il bosco stiamo entrando in una dimensione di compenetrazione reciproca, siamo l’uno dentro l’altro.

A questo punto, sempre dal dentro di me, avverto che per l’impegno del camminare il mio corpo si scalda ed i muscoli si sciolgono. Le tensioni fisiche evaporano ed a seguire lo stesso avviene per quelle psichiche.

È allora che il corpo diventa cammino, andando a coincidere e ad identificarsi con l’attività che svolge, mentre la mente raggiunge una concentrazione calma e abissale che ne eleva enormemente le capacità percettive.

È giunto a questo punto, quando il mio corpo è tutto cammino e la mia mente è tutta ricezione che la camminata termina e mi ritrovo vicino alla nostra auto. Una bella doccia mette fine a questa bella esperienza, lasciando però una scia di pace psicofisica che è bellissimo godere nel relax.