La corsa mi ha salvato dal baratro di una depressione cupa.
La nube oscura che mi avvolgeva rendeva difficile anche solo immaginare una via di uscita, figuriamoci trovarla.
Mi muovevo a tentoni. Il fiato si mozzava. La volontà sembrava piegarsi.
Rantolavo nel mondo chiuso ed esclusivo che mi ero creato, alla ricerca anche solo di un minimo spiraglio di luce, ma non trovavo nulla.
Tutto ciò è andato avanti per mesi e mesi. Lunghe settimane che passavano in attesa di un qualcosa.
Nonostante tutto, il mio pensiero costante, seppur prostrato nel corpo e nell’anima, è stato per l’amata corsa.
Quanto mi mancava in quel periodo. Avrei dato tutto quello che avevo per fluttuare di nuovo col mio corpo sulla mia amata strada e verso l’orizzonte.
Un giorno ho deciso di riprendere in mano la mia vita, e di tornare in gioco.
Non è stato facile, anzi è stato terribilmente complicato.
Un fisico, ma soprattutto una mente, completamente sopiti e senza forze.
Ho iniziato con minutaggi e chilometraggi ridicoli, ma non mi importava perché le sensazioni che prima mi facevano paura, batticuore e dolori vari, stavano pian piano diventando di nuovo parte di me.
Con il passare delle settimane, parallelamente alla corsa e agli allenamenti ritrovati, il tenore della vita cresceva sempre di più e la felicità era una naturale conseguenza a tutto questo.
Mi ero posto un obiettivo ambizioso: ripercorrere i miei amati 10 km.
Ci sono arrivato piano piano, con costanza e nel rispetto del mio corpo.
Mentre aumentavo i km e godevo sempre di più, la vita è tornata così come doveva essere.
Una volta ottenuto quello che volevo, la rinascita, e arrivato al fatidico traguardo dei 10.000 metri, mi sono spinto più in là perché ormai i limiti esistono solo quando voglio pormeli io.
Sono grato alla corsa perché è stato uno strumento decisivo per la mia risalita dagli abissi.
Il batticuore e il sudore, il caldo e il freddo, il vento e la pioggia.
Ogni persona ha una storia a sé, ma quando vi dicono che la corsa può salvarvi, beh, credeteci.
Io l’ho provato sulla mia pelle.
(Antonio Montuoro)