Stefano Gregoretti ha una storia tutta da raccontare. Un personaggio in grado di farti entrare in avventure folli, imprevedibili e coloratissime, fatte di volontà e sano coraggio.
“Ho attraversato continenti, deserti e montagne per dare sfogo alla mia sete di vita….senza fermarmi più…”
Sono le parole di Stefano Gregoretti, classe ’74, romagnolo, triatleta, ultrarunner un fisico forgiato sulle strade, sui ghiacci e nei mari del mondo.
Correre su distanze che sono difficili anche solo pensare per noi gente di città.
Vuol dire arrivare in Nepal e prendere parte alla Racing the Planet con i suoi 250 km e arrivare secondo, correre tra i Canyon di Utah e Arizona per 270km, oppure giungere primo alla Yukon Artic Ultra con le sue 100 miglia nel gelo invernale del nord del Canada.
Raccontando le vicende di Stefano Gregoretti abbiamo provato a capire come si possa partire per un viaggio che è una sfida prima di tutto contro i nostri stessi limiti.
Da dove nasce la fame di strada. Stefano prima delle esperienze degli ultimi anni era un ragazzo con la stessa sana smania di adesso, di fare, esplorare, dedicarsi allo sport principalmente in ambienti naturali.
Fin da ragazzino, pur facendo pallanuoto a livello agonistico, ogni scusa era buona per “scappare” in montagna; vie ferrate, sci, sci alpinismo con i suoi Alaskan Malamute… una passione smisurata per l’attività fisica e il divertimento che ne ricavava, e ne ricava tutt’ora!
Poi è successo qualche cosa nella vita di Stefano Gregoretti, come un’illuminazione fino a farlo diventare un figlio del vento nei deserti di questi mondi…una maturazione che sa di naturale, un percorso che trova origine dai grandi miti del passato. Walter Bonatti, Ambrogio Fogar, Messner…
Sentire addosso l’urgenza di andare a visitare questo spettacolare pianeta, studiando e trovando il modo, è stato inevitabile.
Stefano Gregoretti vive in una terra a cui ci si attacca per amore e per non perdere le proprie radici. Ha studiato da agronomo, per conoscerla fino in fondo, ma è solo calcandola in ogni direzione, seminandola con il proprio sudore che sa di conoscerla meglio.
La Romagna, il mare, fanno parte del suo DNA, di ogni cellula del corpo; ci vive ancora per moltissimi giorni all’anno! Padre orgoglioso di una bellissima famiglia. Dice sempre che è felice di abitare a Riccione perché si sta benissimo, e anche per uno sportivo, tutto è a portata di mano.
Stefano ha visto deserti incredibili, montagne da togliere il fiato, ma i paesaggi artici lo hanno scavato nell’anima come nessun posto al mondo. Si sono piazzati lì e non fanno che gridare “torna…”.
Esiste il mal d’Africa dicono, lui sicuramente ha il mal d’Artico. Forse perché lì ha vissuto situazioni a limite, dove sopravvivere a condizioni atmosferiche disumane è stata un’impresa. Puoi prepararti al meglio, fisicamente e strumentalmente, ma l’imprevisto è dietro l’angolo.
Gente come Stefano ha bisogno di fare, di non perdere un giorno della vita, di vivere sapendo che ogni momento è un dono, ogni corsa fatta è un privilegio, ogni deserto attraversato è un tassello dell’uomo che è e che sarà.
Scoprire nuovi spazi, correndoci attraverso, diventa stimolo per gli obiettivi successivi. Godersi l’attimo ma con la testa in parte già alla prossima avventura.
Quando corre ha uno stile minimalista ma con alle spalle capacità e dotazioni tecniche all’avanguardia. Nelle performance ultra non ci si avventura mai.
Osare senza preparazione nelle spedizioni significherebbe mettere a rischio la vita stessa. E anche se l’imprevisto dettato da Madre Natura è sempre dietro l’angolo.
Quando sei in una gara di ultra. Lì c’è l’assistenza, i ristori, l’eventuale “bottone rosso” per chiamare i soccorsi, in questi casi difetti nella preparazione ci posso stare.
Stefano corre con poco addosso, negli allenamenti e nella corsa in natura. Da anni usa scarpe che gli consentono di percepire ogni muscolo del corpo, piedi e il terreno che calpesta, a questa filosofia di corsa ci si arriva per gradi ed acquisendo le giuste nozioni.
Stefano Gregoretti è uno che pizzica, che motiva, che spinge gli amici a non perdere le proprie giornate, ad inseguire ciò che li fa stare bene, a fare domani quello che vorrebbero fare tra dieci anni.
Ha avuto la fortuna di andarsi a prendere la vita che ha sempre desiderato fin da bambino.
Se anche solo una persona, seguendolo, potrà essere spronato a dare una svolta alla propria vita, per Stefano, la sua, avrà ancora più valore.
Marco Raffaelli