Silvia Grua e quel sorriso alla vita pedalando fino al tetto del mondo

Silvia Grua è un’amica di Storiecorrenti e ci ha raccontato il suo bellissimo libro, “I Colori della salita”, edito da Capovolte e che sta facendo del bene a tante persone.

Silvia Grua è una podista e ciclista. Classe 1975, vive in un paesino del basso canavese, in provincia di Torino. Bimba tranquilla, con la crescita ha sviluppato la sua vera natura attraverso lo sport. Prima macinando chilometri di corsa, poi scoprendo il piacere della pedalata in montagna, ha capito che la sua felicità era “riempirsi gli occhi” dei colori del mondo che ci circonda.

A 34 anni ha incontrato sul suo percorso per due volte la parola “cancro”. Ma è proprio grazie agli insegnamenti della pratica agonistica che è riuscita a rialzarsi. Non solo. Ha deciso di percorrere le strade in salita che le ha riservato la vita, con l’obiettivo di testimoniare e sensibilizzare le persone sulla prevenzione e sostenere la ricerca sui tumori.

Con questo proposito, il 4 settembre 2021 ha conquistato sulle strade di casa il suo Everesting, una sfida incredibile: raggiungere in bicicletta il dislivello positivo di 8.848 metri, pari all’altezza del monte Everest, il tetto del mondo.

Silvia in sella alla sua amata bici

Questo libro racchiude la sua storia, il racconto di una vita che tocca i colori più profondi, dall’oscuro nero al bianco candore della neve, passando per il verde dei prati, le sfumature del giallo del sole e l’azzurro di un cielo nitido.

Prefazione di Libero Ciuffreda, Direttore della S.C. Oncologia Medica 1 AOU Città della salute e della Scienza Presidio Molinette di Torino.

Le parole della Dott.ssa ci hanno colpito “la sua straordinaria forza di volontà, capace di affrontare la malattia così come ha affrontato decine di gare podistiche o di ciclismo: affidarsi al gioco di squadra e dare il massimo per raggiungere il traguardo, [ ]. Non saranno i dodici interventi chirurgici subiti o le terapie oncologiche mediche a rallentare il suo cammino: quando non poteva muoversi perché convalescente, immaginava e programma va altre sfide, innanzitutto con sé stessa e poi con gli altri atleti, fino a progettare e realizzare “Everesting”.

Conquistare simbolicamente l’Everest, – racconta Silvia è stato trascorrere 18 ore e 11 minuti in sella alla sua bicicletta, percorrendo 343 chilometri, con un dislivello di 8912 metri, pari appunto all’altezza della più alta montagna del mondo, l’ho fatto per sensibilizzare i cittadini sulle malattie oncologiche e sull’importanza della raccolta fondi a sostegno della ricerca contro il cancro.

A trentaquattro anni Silvia affronta un controllo, che lei stessa definisce “non abituale”, la ragione era semplice: “avevo sentito una pallina a cui dovevo dare un nome. Dovevo avere certezze, abituata com’ero ai cronometri delle gare. E invece entrai in un vortice di esami, visite, esiti. Dal primo risultato: «La formazione si presuppone di origine benigna», con il consiglio di effettuare un’ecografia. Cosa che feci in fretta e furia, fino all’ago aspirato che diagnosticò un responso positivo.”

Davanti a quel risultato Silvia ricorda di aver sorriso. Associava quel termine a una cosa buona, ma lo stupore del medico alla sua reazione la riportò con i piedi per terra. «Cosa significa positivo, Dottore?», gli chiese. Al suo temporeggiare, continuò: «Ho un cancro?». «Purtroppo sì».

Da quel momento ha lottato con tutte le sue energie per sconfiggere il mostro, arrivare finalmente al traguardo, ma si è trovata a non poter alzare le braccia al cielo, una recidiva aveva deciso di ostacolare il suo cammino.

E non era ancora finita.

A provare ad abbatterla c’è stato anche il terribile incidente in bici che l’ha costretta a un mese di ospedale, dopo il quale, tornata a casa non ne riconosceva nemmeno le mura. L’unica cosa che sapeva era che sarebbe stata una nuova strada in salita, perchè era certa che la vita che sceglieva per lei.

“I Colori della salita” è un titolo evocativo delle difficoltà della vita ma che. se viste con un occhio attento, possono essere declinate in un caleidoscopio di tinte diverse.

Silvia è una persona che non si è arresa, senza egocentrismi del dolore ha lottato in silenzio, messo in atto un processo che lo sportivo conosce bene fondato sullo stop and go, necessario a non mollare la presa per sconfiggere le salite della vita stessa.

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