Scrivere una storia correndo dentro al mio mondo

Quando sono davanti ad un foglio bianco, ogni volta ho voglia di riempirlo. È un po’ come quando vedi la strada davanti a te immancabilmente ci passerai correndo e lascerai le impronte.

Quelle impronte che rapide andranno avanti avanti e avanti ancora. La strada è il mio foglio bianco da scrivere, da raccontare. Mi guardo intorno, è presto c’è una signora che scende giù per andare a prendere l’autobus, esce sempre a quest’ora ci puoi mettere apposto l’orologio, puntuale ogni giorno, va a lavorare presto sono le 6,15 l’autobus passerà a breve.

Una ragazza intanto si accende una sigaretta, probabilmente la prima di una lunga serie, quella che si accenderà nei tempi morti di attesa.

Intanto le prime macchine che si fermano al semaforo giù all’incrocio, si è riacceso da poco, qui la notte è arancione intermittente, non ci passa nessuno, una macchina ogni tanto fino al mattino, mattino presto.

Il supermercato aprirà alle 8,00 forse 8,30 i dipendenti iniziano alle 7,00 in punto devono sistemare l’accoglienza.

Il bar è aperto da un po’ è un bar di passaggio qui si fermano un po’ tutti, a volte anch’io per un saluto, li conosco da tempo, gente alla mano che fatica da una vita..

Continuo a correre sulla via principale, quella che divide in due il quartiere basso dal quartiere alto, ormai alle 6,30 le due fermate sono piene, da una parte gli studenti che salgono verso Tivoli e dall’altra quelli che vanno a Roma, qui siamo al confine, qui finisce Roma est.

Una linea invisibile, ma se guardi bene puoi vederla perchè qui a volte le cose ce le facciamo da soli, senza aspettare le istituzioni o Dio che manco a pregarlo si ricorda di noi.

Io continuo a correre con le cuffiette, il marsupio e le mie scarpette che durano poco, le consumo paradossalmente come la sigaretta di quella ragazza ferma da un po’ ad aspettare un autobus che forse boh passerà.

Intanto sono già arrivata davanti a casa di Ercolino, lui qui è famoso, correva fino a due anni fa se n’è fatte poche di salite, finché non si è fermato causa problemi alle articolazioni.

Ha un’età indefinibile, forse ha superato la settantina. Ercolino lo incontravo la mattina, finchè un giorno mi disse di provare a fare qualche gara perchè secondo la sua esperienza avevo un bel passetto.

Mi fa sorridere se ci ripenso, perchè correre è un istinto naturale viene subito dopo il saper camminare. Lo vedo ogni tanto che mi guarda mentre passo e vedo pure che controlla l’orologio, oh quello non se l’è mai tolto.

So che controlla quanto tempo ci metto a fare il giro, so che guarda l’orologio quando faccio i 200, perchè ogni via qui da noi fanno 200 mt circa. Una scacchiera che ho misurato, consumando scarpe e tempo.

In fine c’è Felice che alle 07,00 tira su la saracinesca del suo negozietto di alimentari. Sta qui da una vita, l’ha visto crescere questo quartiere, Ogni volta che passo mi saluta e mi chiede immancabilmente a che chilometro sto.

Quando corro nel quartiere cambio con lui: d’inverno spengo le luci della strada e tiro su il sole da dietro le montagne, sveglio l’alba e la natura intorno, mi piace, lo faccio da un po’, da quando ho scoperto che quel passetto poteva andare anche più veloce, a modo mio con un tratto ben definito.

Forse su quel foglio bianco disegno il mio giorno o forse ho semplicemente scritto una storia che ancora non ha una fine, ha solo un inizio, un inizio in salita, una storia vera, la mia…

 

Dominga Scalisi