A te che domenica correrai la Maratona di Milano, ricorda che ci sei arrivato senza girare intorno ai tuoi malcontenti.
Perché hai scelto di affrontarli, perché hai dato un senso a ogni passo, e adesso quella linea bianca all’arrivo non è solo un traguardo, ma il sigillo su ogni compromesso che hai accettato lungo il cammino.
Per finirla bene, dovrai fare i conti con tutto: la fatica, i dubbi, il dolore.
Perché la maratona è un sacrificio, per chiunque.
È diventata un compromesso sociale, caricata di aspettative e speranze, ma dietro c’è un mostro che dal 30° km in poi si divora muscoli e coscienza, metro dopo metro.
Non ci sono scuse. Nemmeno nei giorni che precedono il tuo delirio atletico.
Perché se farai girare le gambe e farai salire il cuore, sarai onesto con te stesso, fino in fondo. Accetterai il compromesso senza arrenderti.
Non ora.
Non esiste un “non ce la faccio” che tenga. Sei abbastanza fortunato da poter partire, e questo da solo dovrebbe farti saltare di gioia ogni giorno.
Non esistono scuse quando si corre una maratona. Nessuno l’ha mai conclusa con un “vorrei”.
Allora scendi sotto casa e corri. È tutto ciò che la strada ti chiede, anche se è la più brutta che conosci. Perché per ogni mille metri portato a casa, chi diventa più bello sei tu. Dentro e fuori.