È una domenica mattina di gennaio, fredda e assolata, così come speravo.
I raggi di sole filtrano tra le statue dello stadio dei Marmi, austero, suggestivo e pronto ad accogliere tutti coloro che oggi, hanno deciso di dedicare il proprio tempo al vero significato della corsa: essere liberi.
Ci incamminiamo tutti verso la Farnesina e fiduciosa, guardo il cielo che oggi sarà indulgente e ci regalerà la sua luce migliore.
Mi trovo nella griglia di partenza, mi piego solo qualche minuto per allacciarmi le scarpe, mi rialzo e intorno a me vedo una moltitudine di gente.
Mancano solo pochi minuti all’inizio della gara e mi guardo intorno, pensando se in fondo qualcuno di noi, conosca il vero senso di essere qui.
Questa, non è una gara qualsiasi, è una ribellione pacifica al furto della libertà, al dispotismo, all’oppressione e a qualsiasi azione che possa minare la bellezza della vita e la sua celebrazione.
Miguel, attraverso la corsa e la poesia, celebrava lo sport, l’amore e la vita stessa. Noi, ogni anno, con i nostri passi sull’asfalto, inneggiamo a quella libertà che a Miguel fu negata per sempre.
Sento lo sparo e sono pronta a partire. Si inizia a piccoli passi, c’è molta folla. Siamo in tanti a voler testimoniare il valore del ricordo.
Mentre percorro il primo tratto, non posso non pensare al privilegio che abbiamo nel sentire uno sparo senza spaventarci.
Posso solo immaginare che per Miguel, durante gli anni di prigionia, non sia stato così.
Sono talmente assorta nei miei pensieri, da non sentire la fatica e vado avanti.
Cosa proverei mai, se un giorno qualcuno bussasse alla mia porta, mi portasse via senza ragione alcuna e mi impedisse di fare ciò che amo condannandomi a continue sofferenze e soprusi, fino a privarmi della vita stessa?
Diamo la libertà per scontata e una simile eventualità è troppo distante dalle nostre vite, se non addirittura estranea.
Eppure, anche Miguel quel giorno pensava al suo prossimo traguardo e sono certa che nulla di così terribile offuscasse i suoi pensieri.
Chissà se quella notte, prima di addormentarsi stesse pensando ai versi di una nuova poesia, l’ultima, la più intensa.
E chissà, se proprio quei versi lo abbiano aiutato a conservare la bellezza in luoghi angusti e bui, dove la speranza diventa paura, l’amore, odio, la vita, morte.
Non manca molto al traguardo e penso che non ci possa essere modo migliore di ricordare Miguel se non celebrando il più grande amore della sua vita, la corsa.
Mi diverto a pensare che in questa infinità di runners, ci sia anche lui, Miguel, pronto a scacciare i fantasmi del passato e ad innaffiare il seme del ricordo, affinché ciò che è accaduto a lui, non accada mai più.
Taglio il traguardo, mi giro e vedo ancora parecchi runners dietro di me.
Lui è lì, alla fine, dietro tutti. Sarà l’ultimo ad arrivare, taglierà il traguardo con le braccia aperte e forse penserà che in fondo, di tutta quella violenza, è rimasto ben poco.
Francesca Di Cuonzo