Provate un po’ a dire questa frase a una mamma con figli in DAD, a una mamma con figli in DAD in zona rossa, e forse non ne uscirete vivi.
Già, perché a questa innocente domanda, sentita innumerevoli volte in epoche non sospette e Covid free, si poteva rispondere con un sorriso di quelli che sottintendono “Non c’è nulla da capire, forse io ti chiedo perché sudi tre ore in palestra dopo cena? Perché nuoti avanti e indietro seguendo una linea bianca come una foca ipnotizzata in pausa pranzo? No, e allora lascia fare”.
Ma in questi tempi grami, non pronunciatela mai. Perché di fronte a voi, sotto a una mascherina, c’è un eroe dei tempi moderni.
“Ma sei matta a uscire a correre alle sei di mattina?!”
No che non sono matta, perché è l’unico momento della giornata in cui posso pensare solo a me, respirare dell’aria (pura o meno a questo punto poco importa) e soprattutto non sentirmi responsabile di nulla se non di mettere un passo davanti all’altro alla velocità che viene.
Per il resto, infatti, per le mamme di figli in DAD in zona rossa, è tutto un gioco di incastri pericolosi e un continuo sovrapporsi di personalità che manco Billy Milligan, alias l’uomo che visse 24 volte, avrebbe saputo gestire.
Collegamento con la scuola riuscito? “Vabbè, mentre i bambini imparano tu, fortunella, puoi lavorare senza problemi”.
Sì certo, peccato che mentre sei in call con l’a.d. di un’azienda parta improvvisamente la gara di canzoni delle tabelline e tu ti ritrovi con un hooligan di otto anni a pochi metri e la tua credibilità invece a distanze siderali.
E mentre stai cucinando l’ennesima colazione/pranzo/cena o caricando e svuotando l’ennesima lavastoviglie/lavatrice vuoi non trovare un secondo per dipingere dei sassi con le tempere? Altro che running quindi durante la giornata, tuttalpiù corsa, in casa però, tra articoli da scrivere, casa da ammaestrare come una belva feroce, gente da nutrire…
“Ma sei matta a uscire a correre alle sei di mattina?!” che poi questi runner, la pandemia… bè questa volta non mi fregate, a marzo 2020 non ho messo il naso fuori casa per 62 giorni, tranne delle sporadiche incursioni al supermercato una volta a settimana.
Ma adesso, pur essendo forse una delle 4 deficienti che ancora non escono se non per motivi di necessità e che non portano i figli al parchetto giochi, la corsa non me la tocca nessuno.
Sì, quella delle sei del mattino, quella che mi salva la vita. E la salva soprattutto a chi sta intorno a me, mamma con figli in Dad in zona rossa.
Perché è come se a ogni passo riuscissi a scaricare tutta la rabbia e l’impotenza innescate dentro di me da mesi di frustrante osservazione delle regole e di consapevolezza di una gestione politica e amministrativa fallimentare (sono in Lombardia, tanto per capirsi).
Ed è sempre un miracolo: quando torno a casa mi sento, almeno fino all’uscita successiva, in grado di assorbire e se non proprio di reagire, almeno di resistere.
Come, volete venire anche voi a correre alle sei di mattina?
Maria Comotti