L’entrata in acqua di un triathlon, qualsiasi sia la distanza che devi nuotare, è la parte più esaltante della gara. Ognuno reagisce a modo suo, a me, da tempo, viene solo da ridere. Mi si stampa in faccia un’espressione da ebete e resto così fino alla prima bracciata.
Quando nuoti con oltre duecento cuffie rosse attorno, sembri essere nella leggendaria storia delle paperelle nell’oceano che caddero da una nave cargo durante una tempesta e per anni vennero ritrovate sulle spiagge di mezzo mondo.
Ma da dentro la marea, per fortuna abbiamo tutti, chi più chi meno, una sola direzione verso la boa gialla che è una grande mamma alla quale dobbiamo girarci intorno come se fossimo pulcini d’allevamento.
Domenica, al bellissimo triathlon sprint di Latina, ce n’erano due di mamme da lasciarci alla nostra sinistra su un rettangolo di gara e il frastuono delle bracciate dei tanti come te era la musica ideale.
Ho fatto il bravo, concentrato e rilassato ho nuotato come volevo ma resta il fatto che il Garmin segna 850 metri, dovevano essere 750. Non me lo chiedete il perché, da tempo faccio tutto quello che mi è stato detto di fare per non perdere la linea ideale, ma così è.
Vabbè, poco male, perché la spiaggia della zona partenza, il mare calmo, la struttura che ci ha ospitati e il sostegno degli organizzatori è stata la cornice perfetta.
Per la seconda volta gareggio in questo tratto di costa tra il mare e il lago di Fogliano. 20 km di bici filati via benissimo, la strada con un buon fondo, la macchia mediterranea sulla spiaggia che apriva e chiudeva lo sguardo su un mare bellissimo come solo a maggio puoi trovare.
Fare triathlon è anche questo, lasciare spazio alle bellezze paesaggistiche e lo puoi fare se i percorsi sono messi in sicurezza e il fondo stradale non ti dà problemi e, ovviamente, se non ti curi molto del cronometro.
Devi solo fare attenzione a gruppi di indemoniati che viaggiano a 45 di media e ti lasciano al palo anche se tu stai dando il meglio.
La zona cambio ben posizionata e senza intoppi ha fatto da lancio alla terza frazione. 5 km su un bel tratto di strada e lungo il percorso non sono mancati gli amici e i loro saluti, i ristori perfetti, l’incitamento degli organizzatori.
In fine mi fa piacere ricordare che quando andiamo alle gare di triathlon e abbiamo quale unico problema le nostre paure, quanto metterci e come uscire dai cambi, spesso ci dimentichiamo che dietro una gara perfetta c’è tanto lavoro, un impegno che viene da mesi di riunioni e prove tecniche, e che ci sono rischi d’impresa e accordi con sponsor e tutto deve andare al meglio, per oggi e per gli anni a seguire.
E per concludere, quando uno della organizzazione, dopo che hai recuperato ogni cosa in zona cambio ti ferma e ti chiede “allora come sei stato?”
Vuole dire che hanno lavorato bene in ogni metro di gara e non bastano i sorrisi di tutti noi fino all’arrivo, vogliono anche dare una pacca sulla spalla a chi del loro lavoro ha reso omaggio fino alla fine.
Bravi ragazzi
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